Ricetta per comporre il "piatto" denominato "Ariana Grande". Ingredienti: una cassa di buon pop, fresco di stagione, invitante e un poco sbarazzino-retrò; un cespo di R&B della miglior piantagione, sfrondato nelle eventuali aberrazioni danzereccio-elettroniche e pulito con un'adeguata spruzzata di insetticida anti-hip hop finto ghetto; soul classicheggiante e frivolo quanto basta; un pizzico di stile Motown e boogie - rhythm and blues; grande voce in abbondanza, con le necessarie precauzioni circa il corretto e il sapiente utilizzo (niente gorgheggi, niente inutili vocalizzi, niente strilli da accoppiamento all'orizzonte). Preparazione: unire tutti gli ingredienti, aromatizzarli e frullarli assieme ad una manciata di Mariah Carey prima epoca (quella del terzetto Mariah Carey - Emotions - Music Box, lontana dalle patetiche esternazioni da sex symbol e dagli idilli con i papponi-magnaccia-rapper), un velo di Whitney Houston pre fatal declino (si consigliano le variazioni Whitney Houston, Whitney e I'm Your Baby Tonight) e infine una lieve punta della Celine Dion simil The Power of Love, Let's Talk About Love e Falling Into You. Infine, sfornare il composto su un bel piatto da portata, semplice, d'effetto, bianco verginale.
Ariana Grande, classe 1993, è la giovane promessa del pop che con un album appena lanciato nei negozi e una manciata di singoli si prepara ad assaltare il castello fatato delle disneyane colleghe principesse/maitresse/regine dell'approccio facile. Evidenti origini italiane, una voce pulita e tanto carisma che non necessita - almeno, per adesso - di mezzucci scandal-erotico-sessuali, Ariana proviene dalla scuderia di telefilm della Nickelodeon e solo nel 2010, dopo anni trascorsi a pubblicare cover di canzoni famose su YouTube, riesce a conquistare il favore delle major. Il singolo di debutto, Put Your Hearts Up, di fattura bubblegum, passa inosservato e solo la successiva collaborazione con Mika in Popular Song riesce a destare qualche interesse sino al recente boom di The Way, primo vero piatto forte nonché primo singolo tratto da Yours Truly. Nel frattempo la bella signorina si destreggia bene con i live, arrivando a proporre una magistrale esibizione di Emotions della Carey, l'artista alla quale paga il maggior tributo in fatto di ispirazione.
Yours Truly va inquadrato nell'attuale rinascita del pop anti-danzereccio, anti-discoteca e anti-teatralità, ben più propenso alla genuinità degli interpreti e alla valida semplicità delle produzioni. Omaggiando il già citato terzetto Carey-Houston-Dion, nonché il filone Motown, la contemporanea ventata R&B-Disco (in ascesa con i paralleli fenomeni Daft Punk-Pharrell Williams-Nile Rodgers e Robin Thicke), il soul bianco e un accenno hip-hop sbarazzino, Ariana propone un corredo di brani basici, genuini e caldi che rigetta qualsiasi velleità teatrale-scenografica: le melodie risultano catchy e piacevoli, gli arrangiamenti essenziali e curati, la voce adeguatamente modellata nelle varie "intemperanze" di climax, discese e livellamenti, le influenze e i rimandi palesi ma non soffocanti. Insomma, niente dialettiche disneyane Hanna Montana/Miley Cyrus (principessa e principessa "sul pisello"), ma solo pop di ottima fattura accompagnato da una voce intonata, sincera e spontanea.
Il primo singolo, The Way (che ospita il rapper Mac Miller), è un primo tributo R&B-Hip Hop alla signora Mariah dei Novanta, quella a metà strada fra Dreamlover, Honey, Fantasy e Vision of Love, a cui seguono la più funky-retrò Baby I, la vagamente danzereccia You'll Never Know e la frivola formula anti-ghetto di Right There (ancora una volta in duetto con un rapper, Big Sean). Questa prima tranche di brani filo Carey accompagna l'avvolgente ballata piano gospel Almost Is Never Enough, presentata con Nathan Sykes della boyband inglese "The Wanted", la ballada pop-swing anni '50 Tattooed Heart, il poco "serio" connubio R&B-synth pop per Daydreamin' e l'allegrotta Piano. Chiude il brano il pezzo vagamente eletto-dance Better Left Unsaid, probabilmente un contentino riservato a coloro che si aspettavano un'ennesima starlette della pista da ballo.
Confesso che Ariana Grande è la prima, vera performer che ha assopito, seppur non al 100%, i miei pregiudizi sull'internazionale under 21 del pop mainstream, precedentemente corrotti dal flusso disneyano e da opinabili proposte soliste e collettive. Forse, sarà proprio Ariana a scagionare il bagaglio di leve anagrafiche a cui appartiene, a patto che non cada nel burrone della prostituzione commerciale. Che stia molto attenta, dunque.
Ariana Grande, Yours Truly
Honeymoon Avenue - Baby I - Right There - Tattooed Heart - Lovin' It - Piano - Daydreamin' - The Way - You'll Never Know - Almost Is Never Enough - Popular Song - Better Left Unsaid.
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