Immaginavo Ariel come una specie di isolato genietto pop del nuovo millennio, o meglio, visto le origini geografiche comuni, come un visionario Brian Wilson periodo paranoico post "Pet Sounds". Scherzi a parte, Ariel Marcus Rosenberg, in arte Ariel Pink, è da qualche tempo il nome sulla bocca di tutti. Se non di tutti, almeno di quelli che prestano un orecchio alle vicende dell'indie rock. Ariel abita a Beverly Hills, è figlio di un ricco dentista e ha la passione per la musica pop. E' cresciuto in casa, in una sorta di isolamento (musicale) volontario, registrando i suoi pezzi in un registratore 8 tracce della Yamaha. Un giorno una sua cassetta arriva ai tipi della Paw Tracks (Animal Collective), di stranezze lì se ne intendono, che vedono bene di iniziare a pubblicare materiale. E di questo siamo a parlare, "House Arrest" è la quinta raccolta dei suoi demo casalinghi, registrati nel 2001/2002.
Non è facile descrivere la musica di Ariel, suona tutto da solo, salvo qualche aiuto, con un approccio casalingo ed in bassa fedeltà. Le sue più che canzoni sono collages di influenze di vario tipo, tutto quello che gli frulla in testa viene modificato, incollato e colorato, con un gran senso melodico. La sua musica ha la capacità di rimanere in qualche modo astratta, una nuvola colorata che esce dalle casse del mio stereo e rimane a mezz'aria, cambiando ancora forma e consistenza. Un suono mutevole, capace di schiudersi e regalare perle a chi saprà cercarle. Dentro ci sono scorie pop dei sixties "Every Night I Die At Miyagis", una spruzzata di elettronica vintage "Alisa" e certe chitarrine quasi garage "Interesting Results". Come anche una passione non troppo nascosta per le sigle televisive del passato, folk e stranezze psichedeliche assortite, comprese quelle che ognuno di voi saprà trovarci quando assaggerà questa meraviglia zuccherosa. La bellezza di queste canzoni è qualcosa di inafferrabile, rimanda a qualcosa della nostra infanzia (felice), una purezza pop che è molto difficile da trovare, quella stessa che si ha ascoltando gioielli sixties come "Pet Sounds". Chiedendomi cosa ne sarà di lui, o meglio come si evolverà la sua musica, non rimane altro da fare che godersi quello che per ora c'è e che tra poco potrebbe scoppiare come una bolla di gomma.
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