Solitamente parto con una domanda, ma è giusto abbassare il tiro prima di ritrovarsi tutti i propri scritti, non capiti dalla gente di debaser, nell'oblio dei DeCasi (oppure nemmeno quelli). Dunque stavolta vi avverto, aprite la vostra mente, non lasciate che le parole che dico siano puro trash o casualità, sono flussi di coscienza che cercano di trovare una destinazione, nella recensione dei Death Grips ho esagerato nella cazzaggine, ma ora cercherò di far illuminare lampadine; una comprensione vista in terza persona del disco di cui parlerò, dunque per voi pom pom di Ariel Pink.

Ariel Pink, c'è ancora qualcuno che pensa sia una donna, non ascoltare una delle menti più lucide di questi ultimi 2 decenni è pressoché, allucinante, come i "funghetti", se ingeriti in grandi quantità, ti portano alla sublimazione dell'esistenza, non è difficile esistere in questo mondo, ma, è molto più difficile sopravvivere. L'esistenza, come tale, passa oltre la nostra stessa vita, dopo la morte fisica, restano le nostre cose materiali lasciate ai posteri e restano i nostri ricordi nei scrigni della mente delle nostre persone care, come gioie placcate in oro e argento, collezionate con il tempo o rubate, qua e la, senza mai voltarsi e capire se l'abbiamo fatta franca. Gli anni '80 musicali, sono morti, è inutile girarci tanto attorno, restano i ricordi e il nostro caro amico Rosa, ci restituisce tutti questi ricordi, stavolta non limitandosi alla decade tanto bistrattata ma catturando anche le due adiacenti, cosa resterà di questi anni '10? Forse RAF non lo sa, anche lui morto musicalmente o forse mai esistito, ma che ha lasciato una domanda che è stata colta più dalle persone che si reputavano alternative in quegli anni '80, rispetto a quelli che utilizzavano la musica come una lametta usa e getta, talmente tagliente che ferisce, il sangue percorre tutte le canzoni ed in ogni melodia riconosciuta o amica, ci si può inebriare di sesso, non volgare, ma anale, perché Ariel, seppur virile vocalmente, non lascia trasparire la propria sessualità, il falsetto diventa momento femmineo e una voce baritonale diventa animale, dimenticatevi il collettivo, la loro psichedelia plastica e caramellosa qua si distorce, le musicassette e le VHS, sono sempre presenti fin dal primo lavoro del roseo omuncolo e queste non ci abbandoneranno facilmente. E' più facile che un cammello entri nella cruna di un ago che Ariel Pink faccia diventare il suo suono pulito e commerciabile, il suo negozio non vende al dettaglio ma è un megastore dove tutto è acquistabile senza troppa burocrazia. Il problema ora è che il megastore è stato completamente svuotato da tutte le cianfrusaglie del suo cuore e il suo primo lavoro solista potrebbe diventare il suo ultimo, inizio e fine, Yin e Yang, Voglia di viaggiare e Saudade, Rosa è Rosa.

Dunque la domanda finale: Ariel Pink può dirsi completamente svuotato dai suoi spettri passati? Potrà finalmente realizzare musica per il futuro?

P.S. @Korrea: Niente Rapper.

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