Aristotele. Per molti il più grande pensatore dell’umanità.
Leggenda vuole che da giovane fosse un gaudente in piena regola. Due soli pensieri: vizi e stravizi. Almeno fino alla sua conversione alla filosofia nell’accademia di Platone – dove ben presto superò il maestro. “Amico di Platone, ma molto più amico della verità”.
Da nullafacente a stakanovista. Si narra che la notte, per rimanere sveglio, tenesse una palla di acciaio nella mano. Quando si addormentava, la palla cadeva su un pezzo di metallo che aveva messo sul pavimento. Il rumore prodotto lo risvegliava permettendogli di tornare a studiare.
Quello che l’instancabile genio di Stagira ci ha lasciato (in Metafisica, Logica, Fisica, Biologia, Politica, e Morale) ha lasciato a bocca aperta i posteri di ogni tempo. San Tommaso d’Aquino (nel ‘200) riformulerà tutto il pensiero cristiano sulle grandi conquiste aristoteliche. Nella sua “Summa Teologica”, il grande santo chiamerà Aristotele “il Filosofo”, citandolo più volte degli stessi pensatori cristiani.
L’ “Etica Nicomachea” è il capolavoro di filosofia morale del grande pensatore greco. Centro di tutta l’etica aristotelica è la pratica della “virtù”. La virtù – da “vir”, maschio – è l’atto (virile) della volontà che si oppone al vizio. Dove con “volontà” Aristotele intende l’amore per il bene e per il bello.
La virtù rende buono chi la pratica. E solo se si diventa buoni si può sperare di diventare intelligenti, perché:
- “Nessuno può essere saggio senza essere buono”.
È Ia virtù che illumina la mente – non viceversa. L’agire bene precede il pensare bene. Spesso, quello che noi chiamiamo “pensare” altro che non è che il nostro pigro “far vagare la mente”. E far vagare la mente ha l’unico effetto di farci credere alla prima cosa che ci passa per la testa.
Se nessun pigro può essere un filosofo, ancora meno può esserlo un vizioso. Se la pigrizia ottunde l’intelletto, i vizi lo accecano completamente. Chi vive dei suoi istinti senza dominarsi è una bestia a due zampe; e le bestie non pensano. Se cerchi la felicità e la verità, controllati e pratica la virtù. Ecco il testamento del grande Maestro. Sembrerebbero parole di un sacerdote bigotto; e invece sono le (attualissime) parole di un pagano.
La filosofia di Aristotele è stata definita “filosofia perenne”. Mettere in discussione queste verità immutabili significa solo prendere in giro noi stessi. Come questo nostro tempo che ha trasformato il vizio in virtù e la virtù in vizio.
Pochi euro e questo perenne capolavoro della “ragion pratica” sarà nelle vostre mani. E se lo metterete davvero in pratica, vi cambierà la vita.
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