Non è da darsi per scontato che Arlo sia il naturale successore artistico di suo padre. Si potrebbero citare molti altri nomi  -come è stato largamente e legittimamente già fatto- che si adatterebbero meglio a questo ruolo: Bobby Dylan? Joan Baez? Non è sicuramente necessario andare a scomodare questi "mostri sacri", a volte fin troppo osannati, per trovare dei prosecutori di quella gloriosa prima generazione di cantanti di protesta del calibro, insieme al Guthrie, del celeberrimo Pete Seeger, o di  Jim Garland e altri. Molto più rappresentativi  -e coerenti, se possibile, al messaggio - furono personalità pressoché dimenticate come Phil Ochs o Tom Paxton.

E' però forse bene precisare che Arlo Guthrie fu da sempre un attivista politico sulle orme del padre, e che tra l'altro ha notoriamente portato avanti per decenni tour insieme allo stesso Seeger, cantando "Where Have All The Flowers Gone?", "If I Had A Hammer", "We shall overcome" e quant'altro. E che il figlio di Woody Guthrie abbia sempre cercato formule più ampie e disparate rispetto a quelle, ben più pratiche, del padre, non è certo un mistero. Arlo Guthrie congestiona la sua musica con moltissimi stimoli diversi; ed è così che nascono nel suo repertorio anche brani meno pregnanti - la tanto laconica quanto insulsa "Motorcycle song", resa però geniale dall'incredibile capacità di trasformare nelle esibizioni live elementari motivi in "Talking" acuti ed esilaranti, ne è la prova: quasi una parodia dei testi generici e disimpegnati. E non è da meno la sua abilità nell'offrire anche momenti cantautoriali di alto livello con brani quali "Gabriel's Mother's Hiway Ballad #16 Blues", "Last Train", la sua versione di "City Of New Orleans", ecc. Esempio ne è anche la ben più conosciuta "Alice's Restaurant", poi diventata vero e proprio inno anti-militarista: allora non ci si trovava, in effetti, di fronte alla copia artistica di quel coraggioso "hobo", pietra miliare della musica popolare degli States, rimasto nella storia e nel cuore di tutti, ma ad un giovanissimo folk singer freak, versatile, accattivante, diverso, ma non per questo da meno in quanto a comunicatività e impegno.

L'album "Amigo", del 1976, è un condensato delle capacità di Arlo Guthrie. Pubblicato solo qualche mese dopo la prematura scomparsa di Phil Ochs, questo lavoro gli tributa un ricordo (o comunque lascia intendere alla memoria un accenno alla sua importante figura) in varie forme. La canzone "Patriot's Dream" riporta come primo verso "Living now, here but for fortune...", chiaramente una citazione del pezzo più celebre del compianto folk singer, "There But For Fortune", poi cantata e resa famosa dalla voce di Joan Baez. E' invece un'altra canzone ad essere interamente dedicata a Vìctor Jara, grande cantante cileno ucciso il 16 settembre 1973, subito dopo il nefasto golpe ad opera del generale Pinochet. Proprio nel maggio del 1974 Arlo Guthrie parteciperà ad un concerto tributo a Jara, insieme a molti altri artisti tra cui Pete Seeger e Bob Dylan (sarà proprio quest'ultimo, invitato all'ultimo momento, a risollevare la visibilità dell'evento, permettendo di vendere tutti i biglietti di prevendita - segno di un folk di protesta che non ha ormai più voce in capitolo, vittima degli stili musicali non meno interessanti ma certo meno insidiosi per l'establishment, che negli anni '70 prendono il sopravvento), concerto organizzato dallo stesso Ochs, un Ochs ormai in declino, che tra l'altro era stato amico dell'artista Cileno e forte sostenitore del governo di Allende. Le liriche di "Vìctor Jara" sono state scritte dal poeta inglese Adrian Mitchell.

Le ballate più sentimentali, tipiche dello stile di Arlo, non mancano. Tra tutte spicca "Darkest Hour"; essa è infatti anche la sua più nota canzone presente in quest'album. La poesia del testo, articolato in quattro strofe, si sposa con l'accompagnamento, nei live spesso ridotto al finger picking del solo Guthrie, insieme a struggenti momenti di armonica. Tra tutti gli States, che ha girato e continua a percorrere in lungo e in largo, e dove sicuramente quasi ovunque si sente ormai  a casa (eredità anche dello spirito del padre), ce n'è uno in particolare, cui ha voluto comporre un tributo: "Massachusetts", elogio del paese cui è rimasto particolarmente legato dagli anni della sua high school fino ad oggi, e dove appunto attualmente risiede. Tra le altre, da citare sono "Ocean Crossing" e "My Love", due brani d'amore in puro stile cantautoriale, alla Jackson Browne, per intenderci.

Più disimpegnate e spensierate, "Guabi Guabi", "Grocery Blues", "Walking Song" (il cui titolo richiama alla memoria la sua grande interpretazione -e un po' annebbiata da qualche sostanza- a Woodstock di "Walking Down The Line") e la reinterpretazione in chiave leggermente più rockabilly di "Connection" dei Rolling Stones, donano leggerezza e freschezza a questo lavoro.

La versatilità di Arlo trasuda in questo album in tutte le sue capacità compositive ed interpretative, cui si deve solo aggiungere anche la straordinaria comunicatività che caratterizza i suoi concerti, nei quali egli si diverte e diverte raccontando aneddoti o divertenti talking. Un grande album di un grande artista, figlio e padre di numerose altre generazioni di folk singers.  

Hurrah per la famiglia Guthrie!

Carico i commenti...  con calma