Vi scrivo una recensione della conferenza che presenta il libro. A voi il lavoro osmotico... Giudico ghiotta l'occasione di parlare di un'opera dopo avere guardato negli occhi chi ha sputato sangue per pubblicarla, e avergli stretto la mano.

Si parla male di "LUI"? Ooooh yes. Ogni 10 righe circa. Che novità! Ma che cosa nuova!

Io però mi prendo la briga di recensire l'uomo e l'opera perchè, per una volta, trattasi non del solito attacco sterile o miope al sistema e chi lo comanda, bensì di una lucida, pacata (ma dotta) analisi della nostra società e dei fatti di cronaca legati alla criminalità organizzata degli ultimi 30 anni.

L'autore "ne sa", eccome. L'ha dimostrato in aula fin da quando, poco più che neolaureto, è stato schierato in prima fila. Il suo nome, poi, è emerso negli anni in occasione di incheste di cartello, spesso legate a doppio filo con la politica, che per definizione è ovunque e non è da nessuna parte.

Parla (e scrive), in modo non arrogante, conscio dello spessore della sua cultura giuridica, e della sua esperienza sul campo. Caratteristiche, queste, che gli garantirebbero il diritto di "sparare sentenze" alla Travaglio (per dirne uno), forte del fatto che pochi, in Italia, potrebbero ribattere con efficacia, anche utilizzando il politichese più ridondante. Ma avere una marcia in più significa anche questo, significa analizzare i fatti quasi sottovoce, lasciando alla testa dell'interlocutore lo spazio per lavorare, orientarsi, e iniziare ad annuire piano piano, in maniera sempre più convinta, di fronte alla forza dirompente insita nei fatti stessi, semplicemente.

La pacatezza dell'opera intelettuale dell'autore esalta i contenuti del lavoro, e permette a chi legge (o ascolta), di ricavarsi i propri spazi, di dire la sua. Paleso con narcisismo la gioia di non essere stato persuaso al cento per cento, e di poter infilare i miei più intimi convincimenti, intrisi di egocentrismo (tutto italiano), tra le righe del ribro, grato all'autore di non avermi voluto ubriacare con dati alla Tremonti o di quelle spalate di cacca a vanvera tipiche dell'opposizione del nuovo millenio.

Dire la propria di fronte a cotanto magistrato? Io l'ho ho fatto, alla conferenza, in maniera anche troppo provocatoria, alzando la manina e sprando a raffica su una categoria, la magistratura, per me da sempre fonte di un odio\amore viscerale, e che Spataro sembra, a tratti, voler santificare.

La sua risposta, che si può trovare tra le pagine del libro, mi ha insegnato molto. Forse non dal punto di vista giuridico, quanto da quello umano. Mi ha messo in riga con una classe da fare invidia. Comprare il libro (avrei scommesso che non sarebbe mai successo), e fare la fila per stringergli la mano, a fine conferenza, è stato un atto dovuto.

Insomma ne valeva la pena?

Si! Tutto il resto è sterile propaganda, quella di cui io, onestamente, ho piene le tasche.

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