Di questo passo, potremo decretare la nascita di un nuovo genere: il Brut Pop.

 Capita spesso, quando non si sa bene come etichettare una band. E, diamine, è un gran bel segno, quando un gruppo non è facilmente catalogabile. E' segno di personalità ed originalità artistica, doti molto, molto rare ormai.

 Gli Art Brut, quindi: una band di irresistibili cazzoni, tra l'altro molto apprezzata da una buona schiera di fans eccellenti (tra cui Liam Gallagher e  Daniel Radcliffe), che in un panorama musicale come quello britannico (che rischia di appiattirsi come una sottiletta ogni giorno di più) sta tentando di crearsi uno stile, un'identità, un modo per essere riconosciuti dopo poche note. E cavolo se ci stanno riuscendo.

 Eddie Argos, leader della band, affronta i pezzi in tono colloquiale, praticamente parlato, tra l'altro in un accento "cockney" marcatissimo. Questo è ormai un tratto distintivo del gruppo inglese. Quella che invece è la differenza più evidente fra il nuovo disco e l'acclamato esordio "Bang Bang Rock 'n Roll" è un sound più marcato, "spesso", oltreché super arricchito da una valanga di nuove influenze, tutte provenienti dalla fertile terra d'Albione.

 Laddove il pur buon esordio era schizzato, ma scarno ed essenziale, questo sembra un lavoro maggiormente "rileccato" e curato, già a partire da una composta (nonostante l'"argomento" trattato, cioè l'interruzione di un amplesso per alzare il volume dello stereo) "Pump Up The Volume", che sembra provenire da qualcosa dei Suede post-Bernard Butler. Segue "Direct Hit" (colonna sonora di "Fifa 2008"), il secondo estratto dall'album: assolutamente strepitoso. Il tappeto di chitarre è fantastico (gli Art Brut sono avvantaggiati dall'utilizzo di due chitarristi, ottima scelta a livello di sound) e super ritmato, e i cori fungono da ottimo arricchimento. Sicura riempi-dancefloors, perlomeno in U.K..

 "St. Pauli" è forse il pezzo che più richiama la recente british invasion, versante Kaiser Chiefs/Franz Ferdinand; irresistibile il ritornello in tedesco ("punk-rock ist nicht tot").

Si prosegue così in un vorticoso calderone composto dalle più svariate influenze, da una "People In Love" che richiama lo stile del disco d'esordio alla saltellante "Late Sunday Evening" (che contiene un breve solo di tromba!), dalle iniziali svisate elettriche di "I Will Survive" allo splendido primo singolo "Nag Nag Nag Nag", passando per una fiacca "Sound Of Summer" ed il britpop più classicheggiante di "Blame It On The Trains". La chiusura con "Jealous Guy" e sugli stessi toni del resto dell'album.

 Eddie Argos: "Non sono un intellettuale, sono solo un idiota! Credo che voi mi riteniate molto più intelligente di quanto io sia in realtà."

 Vogliamo dargli torto?

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