Val più di mille parole, il candore demodè d'un immagine: l'improbabile rosea superficie che avvolge l'espressiva morbidezza del dettaglio ravvicinato, la composta e, s'immagina, rilassata postura, sembrano evocare la placida tenerezza che potrebbe rivelarsi sorprendente, in un incontro tra pareti vestite di tapezzerie pastello lievemente sbiadite, in un luogo che ci è familiare se pur così estraneo e straniante.
Nell'affastellarsi di rimandi a fonti distanti, nell'atmosferica diluizione che attraversa lo spettro sonoro delle sei tracce, il sestetto Artanker Convoy dispiega equilibratissimi interventi di fiati, chitarre, batterie e percussioni, a volte affiancati dalle peculiari sonorità di tastiere d'annata (leggi '70, leggi certa proto fusion) affrancandosi da ogni possibile rigida definizione di genere. Il disco, concepito per un dvd contenete nove video, dimostra, mentre l'ascolto procede irretendoci in un'atmosfera avvolgente, la propria plausibilità anche svincolato dal riferimento alle immagini e disegna per noi scenari ricchi di minuziosi dettagli. Dove la complessiva fluidità del flusso vira, a tratti, in una irrequietezza quasi free o si immerge in squarci notturni lievemente inquietanti e sospesi, per esprimere poi l'inattesa felicità del Minotauro (ultima traccia, "The Happy Minotaur") anche grazie alla distorsione d'una chitarra sinora spesso liquida e rotonda.
Agiscono in stretta relazione con un collettivo di videoartisti a nome MUX e questo è il loro secondo album. Artanken è il nome del leader, batterista. Non si rintracciano tentazioni intellettualoidi, nè tentativi di soluzioni sorprendenti, mentre si apprezzano la qualità e perizia dei suoni e la sinuosità palpitante delle tracce.
Nella problematica ricerca d'una sintetica definizione che, evitando di riferirsi ad un genere, intenda fornire un'indicazione di massima relativa al lavoro in oggetto, torna in aiuto l'immagine che apriva queste righe e che custodisce il contenuto sonoro. E', indubbiamente, un disco cool.
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