Alzo le mani e lo ammetto fin da subito; non me ne frega molto di questo disco che ho in mano. Diciamo pure che è una scusa per scrivere. Il fatto è che non mi sento particolarmente bene in questi giorni e oltre ad un po' di sano sport ho bisogno di sfogarmi anche con l'ausilio della tastiera del mio fidato pc. Sarà che dopo 1 anno tondo senza ferie comincio a sentire la necessità di staccare la spina e ora che questa possibilità si sta avvicinando all'orizzonte divento sempre più acido e stronzo. Forse è proprio perchè l'agonista pausa sta cominciando a spogliarsi facendomi intravedere un lunedì mattina a letto fino alle 10, che sono così. Oggi avrei voluto mandare a fare in culo un paio di clienti e non so nemmeno se il mio bel sorriso, così schifosamente falso ma ermetico, sia riuscito a celare il vero fastidio delle loro incomprensibili e poco razionali richieste.

Ma cosa cazzo ci fa questa copertina? Ma è possibile che io per questi obbrobri mi debba quasi vergognare della musica che ascolto? Questi qua sono dei power metallers veronesi abbastanza melodici e veloci e la mano da zombie che esce dalla terra oltre ad entrare di diritto sul podio per la palma come artwork più scontato del 2008 non centra un beneamato penis con la loro musica. Non fanno emo-horror metal. Il cantate, tanto per chiarire le cose, ha un'ugola pulita e molto alta, al limite del fastidioso in taluni casi quando cerca di imitare Kiske. E voi ve lo immaginate un morto che esce dalla sua tomba e comincia a correre (doppia cassa) e urlare con voce alta e pulita per fare paura??? Leggo il booklet e noto che in verità questo Black Society è un monito originale, quanto la trama di un film porno, nei confronti della nostra società attuale corrotta, troppo piena di egoismi (ma va???) e le solite chiacchiere dell'utilità marginale di un pugno di sabbia nel Sahara che dicono tutti. E quindi io cari Arthemis quella mano dovrei intraprenderla come il male che deve essere sconfitto? Stronzate, molto probabilmente non avevate idee sul disegno e avete optato per copertina che mira ad acquisire fette di mercato aggiuntive a quello dell'only power. Alla fine però è solo una copertina. Meglio passare a mettere sto cd nel lettore..

Lodevole calcio al passato per un bel cambio di sound. Le orchestrazioni salutano con la manina e se ne vanno a cercare spazio in Scandinavia e al loro posto entra una grassa chitarra che con i suoi riff giganteggia. Gli Arthemis al quinto lavoro si sono stufati del solito power e mi regalano lievi influenze thrash che mi rallegrano la serata. Non capirò una mazza io, ma quello che a detta dei più è il punto di forza della formazione veronese a mio parere è l'anello debole. Mi riferisco al cantante. Ok, sarà bravo a cantare nel suo stile, ma una voce sporca si sposerebbe molto meglio con l'imbastardimento testé proposto. Se cantasse, per dire, Jorn Lande questo cd lieviterebbe come il pane della pubblicità della Mulino Bianco.

Mi rendo conto che la mia inizialmente fervida voglia di scrivere sta lievemente andando a peripatetiche e di conseguenza prima di salutarvi vi consiglio qualche brano, (non li ascolterete), in modo che possiate convincervi che quanto vi ho descritto esiste davvero. Non vi faccio fare nemmeno troppa fatica perché mi fermo alla prima tappa: Fright Train. E' uno dei brani più convenzionali ma mostra i denti con un intro indiavolato che si seda in fase di strofe e coro per ripartire con rasoiate di doppio pedale e riff nel molto apprezzato break. Nella triste Angels In Black la voce di Garavello sguazza alla grande offrendo una prestazione maiuscola, ma già con Electric Fire la musica si indurisce. Melodie centellinate e power thrash di buona fattura. Il cd viaggia su queste linee fino al termine ed il risultato è più che soddisfacente. Ora mi perdonerete, ma ho testé deciso di ire ad ingurgitare del liquido ambrato nel mio apparato gastrico e di conseguenza me ne vo'...      

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