Ricordo ancora benissimo il giorno in cui questo cd mi capitò per le mani. Correva l'anno 1997, era una grigia mattinata di novembre e la quarta liceo non era nemmeno lontanamente vicina al giro di boa. Me ne stavo in ultima fila con gli auricolari e il lettore d'ordinanza in attesa della fine delle ostilità, augurandomi la comparsa di un improvviso attacco di narcolessia… ma ad un passo dal crollo psico-fisico il mio fedele compagno mi soccorre con questo LP. Bum!
Per me allora il gothic-doom era rappresentato soprattutto dai Paradise Lost (che produssero quelle due meraviglie di "Shades of God" e "Icon"), dagli Anathema (autori dei fenomenali "Pentecost III" e "The Silent Enigma") e dai miei adorati My Dying Bride (che toccarono il sublime con "Turn Loose the swans e "The Angel and the Dark River"), tutte band che all'epoca influenzarono moltissimo anche la scena black/death europea. Al di là di queste pietre miliari c'era poco o nulla, anche perchè da una parte la sacra trimurti Cathedral/St. Vitus/Obsessed prendeva sempre più le distanze ritornando verso le origini "acido-sabbathiane" e dall'altra Thergothon, Esoteric e Godsend premevano pesantemente il piede sul deceleratore cercando atmosfere sempre più "limacciose" e gloomy.
La vera svolta avvenne nel 1995 con la pubblicazione dell'omonimo debut dei The 3rd and The Mortal (con la mitica Kari Rueslatten alla voce) e con il favoloso "Mandylion" dei The Gathering (che abbandonato il cantato growl schierarono in formazione Anneke Van Giesbergen), creando una vera e propria rivoluzione in un genere che stava raggiungendo il punto di saturazione. A onor del vero i primi a sperimentare in questo ambito furono i Celestial Season ("Forever scarlet passion", 1993) ma all'epoca erano ancora legati a stilemi prettamente doom/death e con il successivo "Solar Lovers" virarono anche loro verso atmosfere più seventies.
Da allora però non riuscii ad ascoltare più nulla che mi entusiasmasse davvero, era come se l'iniezione di vitalità data alla scena dai norvegesi e dagli olandesi non avesse fatto altro che accelerare un processo ormai irreversibile… i cari 'Lost dopo "Draconian Times" stavano scivolando verso atmosfere sempre più rockeggianti, alla ricerca del successo negli USA; gli Anathema iniziavano a perdersi in sonorità pseudo-floydiane e la "Sposa morente" si spingeva in un turbine depressivo che portava alla genesi del controverso "Like gods of the sun".
Quand'ecco quel fatidico giorno pervenire ai miei padiglioni "Lumo", degli allora misconosciuti As Divine Grace. Un tripudio di melodia, limpide cavalcate ritmiche, chitarre liquide e synth distesi all'ennesima potenza; il tutto tenendo ben presente la lezione della dark-wave e in particolare dei seminali Fields of the Nephilim, gruppo che i qui presenti finlandesi (e la scena scandinava tutta) ringraziano a profusione. Le sonorità doom, come d'altra parte già succedeva negli album dei Gathering e dei Mortal, sono quasi completamente accantonate, in favore di un suono meno opprimente e più "atmospheric", che sicuramente fa tesoro della lezione melodica offerta in quegli anni da Opeth, Decoryah e Beyond Dawn(una band che a mio avviso non ha ricevuto all'epoca il giusto riconoscimento per quanto ha prodotto).
Ancora oggi, a dieci anni di distanza, non riesco a trovare un punto debole a questo disco, non a caso uno dei pochi album della mia adolescenza che ancora conservo e custodisco gelosamente. Otto tracce sospese nel tempo: perfette, limpide, cristalline. La voce di Hanna Kalske non è forse al livello delle sopracitate Kari e Anneke, ma è tremendamente ipnotica anche nei rari momenti in cui (forse volutamente) diventa monocorde, riuscendo costantemente a trascinare l'ascoltatore in mezzo al silenzio e alla pace dei boschi notturni ammantati di neve.
Potrei citare "Perpetual", con il suo incedere galoppante ed etereo, oppure "In low spirits" con le sue aperture dark-melodiche, o ancora "Grimstone" e "Gash" dove spiccano i sofferti inserti vocali del bassista Jukka Silanpaa, davvero oscuri ed evocativi: ma non relegare sullo stesso piano anche le altre songs sarebbe davvero un delitto secondo me.
Senza ombra di dubbio, insieme ai Katatonia, una delle più belle realtà di quel periodo.
"Like winds I dance the leaves away… "
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