Per introdurre questo disco mi vengono in mente le parole del mio professore di filosofia del diritto una volta finito l'esame: "Le do 28 anche se lei ha tutti i mezzi per arrivare al 30".

La ratio che sta dietro a quella proposizione si può traslare e svolgere nel piano di immanenza musicale proprio degli As I Lay Dying di "Shadows Are Security" uscito per Metal Blade, un buonissimo disco, che sarebbe potuto essere un capolavoro nel suo ambito di appartenza, avendo i ragazzi solide fondamenta e mezzi a disposizione.

Pur rientrando sotto quel genere metalcore che ha detto tutto il contrario di tutto negli ultimi anni, in realtà ci troviamo di fronte ad un prodotto atipico che non abusa della classica formuletta strofa urlata - ritornello pulito - strofa urlata - ritornello pulito - bridge - finale che ha fatto la fortuna dei vari Atreyu e Killswitch Engage. Le stesse strutture delle canzoni non sono quasi mai completamente lineari, alternandosi nella stessa canzoni passaggi di batteria rapidissimi a violenti breakdown tappeto perfetto per i ferali growl/scream di Tim Lambesis, che domina costante per quasi tutta la durata, essendo state le parentesi clean dosate col gontagoccie a qualche sporadico episodio tra le quali spiccano "Confined" e "The Darkest Nights", due piccoli capolavori, che per quanto siano i due pezzi più convenzionali e "melodici", ti penetrano dentro e non escono più, candidandosi tra le canzoni più belle che questo genere abbia mai partorito e le mie orecchie mai udito.

Tuttavia e bene ribadire che qui i riferimenti portanti sono in quel melodic death svedese dei '90 di In Flames e Dark Tranquillity come evindenziabile dai riff di matrice tipicamente swedish delle due asce di Phil Sgrosso e Nick Hipa che costellano il disco, ne sono un esempio le ottime "Meaning Tragedy", "Losing Sight", "Reflection" e "Truth Of My Perception" in cui ancora non c'è traccia del criticato cantato clean del nuovo bassista che farà il suo debutto sul successivo An Ocean Between Us.

L'unico momento di (falsa) quiete di tutto il platter è l'inizio di "Repeating Yesterday" che tuttavia ci mette poco ad esplodere in maniera rabbiosa con un ottimo Lambesis che ci fa sprondare in un atmosfera pesante e plumbea, facendoci capire che non abbiamo di fronte una delle molteplici copie carbone dei Killswitch Engage. Faranno felici molti con questo lavoro i californiani ne siamo certi, andando a fare breccia sopratutto in un pubblico più maturo e più incline all'impatto sonoro che rivolto verso derive melodiche, che riconoscerà la qualità della proposta, che si tiene al largo da certi stereotipi e tentazioni od operazioni esplicitamente commerciali quali i Bullet For My Valentine.

Tornando al discorso fatto in apertura di recensione probabilmente una maggiore varietà (peccato per gli assoli siano quasi off-limits) avrebbe spinto ancora oltre il termometro, per un giudizio che rimane molto lusinghiero per una band di cui questo terzo disco rappresenta una sorta di spartiacque tra i vecchi e i nuovi più canonici e ordinari, ma non meno meritevoli As I Lay Dying.

Carico i commenti...  con calma