Il rapporto d’amore/odio tra la scena musicale americana e quella britannica è nota a tutti da tempo a questa parte, d’altra parte stiamo parlando dei due mercati discografici più recettivi e con un attenzione massima a livello globale sui singoli prodotti rispettivamente partoriti. Il problema all’ordine del giorno sul suolo britannico sembra essere quello di trovare dei degni rivali agli All Time Low (freschi autori dell’ottimo “Future Hearts” al primo posto nelle classifiche di mezzo mondo), cosa non semplice, bisogna ammetterlo. A provarci ci ha pensato Fearless Records, lanciando con titoli a caratteri cubitali gli As It Is, pop-rock/punk band che in “Never Happy, Ever After” ha sicuramente dimostrato di potersi giocare ottime carte, facendo presa in primis su un pubblico prevalentemente teen. In Gran Bretagna la band è costantemente sulle copertine dei principali music mags, con un frontman – Patty Walters – che oltre a vantare buone qualità canore ha anche quell’immagine pulita/trendy che tanto piace al pubblico femminile. Ma passiamo alla sostanza, ossia a “Never Happy, Ever After”: il paragone con gli All Time Low può essere fatto solo se rivolto agli esordi del quartetto americano. In questo caso gli As It Is si dimostrano meno “alternative oriented”, mostrandosi invece più attenti a una forma canzone che molto ha a che fare con il pop-rock da classifica. Il gruppo di Brighton ha l’indubbia qualità di saper sfornare potenziali hit radiofoniche, basti pensare a esempi come “Speak Soft”, “Cheap Shots & Setbacks”, “Dial Tones” e “Concrete”, tre dei quali già presentati in veste di singoli. Brani semplici ed efficaci, dall’ottimo tiro e con due cantanti che una volta uniti riescono a dare ancor più potenzialità al progetto. Pur nella sua godibilità “Never Happy, Ever After” non può però essere descritto come il classico disco usa e getta, al suo interno troviamo infatti elementi che fanno degli As It Is una band dalle enormi potenzialità: buon gusto nel songwriting, molteplici soluzioni sonore, testi mai banali e come detto in precedenza l’enorme dote di saper scrivere singoli. Rispetto a molti nomi in voga oggigiorno il quintetto inglese sembra aver optato per la soluzione migliore per farsi le ossa: suonare in lungo e in largo per il globo al fianco di compagini già note come Silverstein e Set It Off, un modo senza ombra di dubbio efficace per ampliare una fanbase in continua crescita e cofrontarsi con nomi già rodati. Un gran bel disco insomma, consigliato a chi è solito ascoltare pop-rock/punk.

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