Stringi stringi, alla fine è solo una questione di tocco; potrei parlare di generi, sottogeneri, fare classifiche, racchiudere tutto in scatolette di diversi colori; che noia, però. Quello che conta veramente è, appunto, il tocco, non il genere. Il tocco di Asaf Avidan è quello di un artista elegante, difficile da racchiudere in qualche specifica sottocategoria, cosa chiedere di meglio? Un grande plasmatore di melodie, si, questa potrebbe essere una definizione sufficientemente adeguata per descriverlo. Questo intrigante e stiloso trentacinquenne israeliano sa confondere le idee con ineffabile nonchalance; una delle tante doti che nobilitano questo album è senza dubbio un peculiare camaleontismo, una capacità non comune di confrontarsi con diversi stili e sonorità, reinventandosi canzone dopo canzone. Pop, rock, folk, accenni blues/soul, easy-listening, finezze da grande singer-songwriter, in "Gold Shadow" c'è tutto questo e anche più, un ambizioso intreccio di elementi proposto con piglio eccentrico e stravagante quanto basta. Qualcosa che suona "pericolosamente", splendidamente simile alla mia idea di Stile in senso assoluto.
Tre secondi esatti, ed arriva subito la prima sorpresa: una voce sottile, nasale, leggermente acuta, insolita ma non troppo; quel tipo di voce che rimane impressa, inizialmente per la sorpresa, poi per la personalità e l'assoluta efficacia. E Asaf la sa usare bene quella voce, oooh si, ci ricama sopra dei pezzi fantastici, iniziando proprio da "Over My Head", impeccabile vintage-easy listening in chiave semiacustica. Con qualche piccola modifica "cosmetica", una canzone del genere sembrerebbe uscita direttamente da una raccolta di Gene Pitney: il modo in cui è scandito ed enfatizzato il ritornello, un'evidente affinità timbrica, il recupero degli intramontabili canoni della bella melodia. Breve durata e massima resa; in estrema sintesi, l'essenza della sublime arte della "canzonetta". Questo è l'inizio, solo l'inizio, Asaf Avidan non ne sbaglia una, dimostrando livelli altissimi di ispirazione ed un talento cristallino: orchestrazioni da manuale in "A Part Of This" e "My Tunnels Are Long And Dark These Days", capolavoro a tinte glamour e noir, un blues acustico asciutto ma ricercato come "Bang Bang", poi "The Labyrinth Song" e "Fair-Haired Traveller", folk ballads agli antipodi, la prima spettrale e tormentata, un flusso di coscienza, inspirata da e tributo a Leonard Cohen, la seconda leggera, malinconica, di una dolcezza rara. Ironia e un gustoso riff in "The Jail That Sets You Free", episodio elettrico, impeccabilmente stiloso e ficcante, teatralità e un crescendo slanciato e rigoglioso di "Little Parcels Of An Endless Time", anche "These Words You Want To Hear", altra gemma vintage; canzone mercuriale, dai risvolti ironici, in bilico tra vezzosi coretti, una fisarmonica di strada con la sua voce inconfondibile, trasognatamente malinconica, e una melodia che riesce comunque a spiccare il volo.
Asaf Avidan, un artista nella scia di molti e al tempo stesso di nessuno in particolare: alcuni riferimenti li ho citati, altri no, la personalità è abbastanza forte da saper rielaborare il tutto in chiave squisitamente personale. Ma "Gold Shadow" non è solo musica, Asaf Avidan non è solo un melody maker, per apprezzare quest'opera nella sua pienezza è assolutamente indispensabile comprenderne i testi, l'abilità nel descrivere gli stati d'animo con immagini semplici e vivide, visionarie, un songwriting elegante, schietto ma enigmatico, intriso di fatalismo e disillusione, spesso stemperati in una sottile ironia; il riflesso di una personalità complessa e affascinante. Però non voglio citare spezzoni ad effetto, no, questo non è il suo stile. non renderei giustizia al songwriter Asaf Avidan: ogni testo è un flusso unitario, ogni verso inserito in un contesto più ampio, quindi c'è un solo modo efficace di trasmetterlo. Non ho ancora parlato della canzone più bella, quella che dà il titolo all'album, "Gold Shadow"; sublime ballad crepuscolare, D. Bowie periodo pre-Ziggy, ma anche il Paul Ryan di "Scorpio Rising": ne ripropongo il testo nella sua interezza, sarà anche inutile ma lo faccio lo stesso, non so cosa darei per saper scrivere qualcosa di anche solo lontamente paragonabile.
There's a gold shadow seeping through the door
There's a cold sparrow lying still upon the floor
Dead and true as lipstick
Slow as the speed of skin
There's a gold, gold shadow growing from within
There's a bent willow in the moonlight painted blue
There's a spent window silhouetting you
Deep and true as whiskey
Soft and sure as lies
There's a bent, bent willow reflecting in your eyes
But now there's a girl out in a boat
Her arms are outstretched and she's barely afloat
There's a man on the shore, a rope in his hands
It's tied to the boat, and he's pulling as hard as he can
Not to bring her to him,but to pull the whole shore
and the whole world with it to her open door
All his voices are her
All his voices are her
Has he been here before?
Nobody's sure
There's a silver distance, a luminescent glimpse
There's a river of resistance, dried to cracks upon your lips
Brittle as believing
Sticky as betrayal
There's a silver distance opening up like a trail
There was a time before all the leaves
covered the beauty of Adam & Eve
And they were blind, and they were free
To be whatever they wanted to be
But now they are just a prayer in a song
And he is so sorry for all that went wrong
All his voices are her
All his voices are her
Has he been here before?
Has he been here before?
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