C'erano una volta, tanti anni fa, un paio di gruppi che in pochi, nonostante la qualità si sono filati in pochini: gli Iceburn di Gentry Densley (vergogna! Nemmeno una rece su DeBaser, si sono meritati!) e gli Engine Kid (che in effetti non conosco, ma sono uno dei primi gruppi del benemerito Greg Anderson, poi in Goatsnake, SunnO))) e un altro migliaio di gruppi) che si divisero uno Split nel lontano 1994. Da allora in poi, le loro strade si sono divise, da una parte col il jazz-core dell'Iceburn Collective, dall'altra con le varie sperimentazioni in campo doom/drone, fino a rincontrarsi nel 2008 per formare questo (super)gruppo chiamato Ascend, insieme a Bubba Dupree (già nei misconosciuti Void di casa Dischord), a Kim Thayil (occorre precisare con chi abbia suonato?), a Andy Patterson (batteria) e Steve "Stebmo" Moore (polistrumentista neo-Earth, qui alle prese con i fiati e l'organo Wurlitzer).

La proposta del duo barbuto e dei collaboratori si posiziona su binari drone/doom/ambientali, ma si differenzia dal canone per una ispirazione Blues (rintracciabile, ad esempio, nella straniante chitarra di Thayil nel bel mezzo dell'incalzante drone di "VOG"), per l'uso di una voce rallentatissima e molto sofferta, ma molto presente in tutti i brani proposti (in "Divine" sembra di sentire un Tom Waits sotto oppiacei, accompagnato dal trombone e dal piano di Moore) e delle "sorprese" sonore come fiati, organi e andamenti da marcia funebre ("Dark Matter", la migliore canzone del lotto insieme alla già citata "Divine": l'effetto organo+trombone+droni è ipnotico e molto particolare).

L'impressione che si ricava dall'estenuante ascolto di questo disco è che il progetto sia una sperimentazione in grado di spingere il dronemetal del "Signore del Sud" in una virata nettamente psichedelica (saranno suggestioni postipnotiche, ma ci ritrovo anche traccie dei Pink Floyd più spaziali), in una versione catacombale di un gospel per anime perse, in un mantra metallico e sofferente (qualcuno suggerisce anche un improbabile incorcio fra OM e Melvins) che mixa sapientemente la pesantezza e la ripetitività delle chitarre e delle distorsioni di derivazione Sunn O))) con suggestioni compositive jazzistiche, tessuti sonori molto complessi e stratificati e un'anima blues che si coniuga perfettamente con lo Sludge colto e sperimentale degli Ascend. Una proposta, quindi, che si discosta dal rischio di staticità insito nella musica drone e che risulta consigliabile a tutti gli ascoltatori (disposti a perdersi qualche altra tacca di udito, visto che l'ascolto va fatto rigorosamente in cuffia e a un volume "maestoso") di questo tipo di musica (personalmente, lo considero una delle uscite di musica estrema fondamentali nel 2008).

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