“Schwingungen”, album del gruppo di Manuel Gottsching all’insegna del krautrock, è un album crepuscolare. L’aggettivo non si riferisce alla corrente letteraria e non si riferisce ad un incertezza, a una vaghezza di fondo, ma è riconducibile al soggetto da cui deriva, il crepuscolo. La musica del tramonto. La musica evoca scenari apocalittici, la fine è imminente e minuto dopo minuto si sente la necessità di una salvezza divina a livello profano. Ci vuole un Messia che educa (dal verbo “edurre”) la popolazione, l’essere umano contaminato dalle macchine quotidiane della corruzione e del controllo della mente. La ricerca di un idillio, di un locus amoenus sulla Terra si sviluppa attraverso l’elogio e la critica della natura in rapporto all’uomo.
Nel primo pezzo il cantante esprime la gioia di guardare fuori dalla finestra e di sapere che tutto ciò che è fuori è suo. Inoltre afferma che lui e la sua lei sono un tutt’uno essendo guidati entrambi dalla forza dell’amore quando il sole sorge. Il contrasto tra luce e oscurità vige nell’album: i due pezzi che compongono il lato A si intitolano rispettivamente “Light: Look at your Sun” e “Darkness: All Flowers Must Die”. Nel primo come già detto l’autore elogia la natura che gli si presenta fuori dalla finestra, e il giardino in cui egli si ferma insieme alla sua lei è rappresentato secondo un ideale idillico, per l’appunto. “Tu puoi vedermi, tu puoi sentirmi”: la vista e l’udito sono complementari, si amalgamano e l’amore trionfa grazie all’alba di un nuovo giorno. Luce… e ombra.
La seconda traccia è particolarmente suggestiva e inquietante sia dal punto di vista musicale che testuale. La voce lamentosa, inizialmente flebile, si accende ed esplode in strazianti urli di disperazione e desolazione, le parole, così ricche di poesia, colpiscono l’ascoltatore come un machete, colpiscono direttamente alla testa e allo stomaco. Quest’ultimo sente allora un misto di disgusto verso il mondo e una sorta di tristezza perché riesce a comprendere la malinconia portata agli estremi dall’autore. “I fiori devono morire e sento di star morendo anch’io insieme a un fiore polveroso, mi sento come un bambino malato dall’universo, un dio perso nella polvere della Città”. Il senso di estraniamento dalla realtà che vive eppure, allo stesso tempo, la solidarietà verso un mondo decadente, porta l’uomo alla consapevolezza di star lentamente morendo, marcendo, come un fiore polveroso. Egli si sente debole come un bambino malato incapace di essere indipendente, che ha bisogno d’amore, eppure, come già aveva detto nella prima canzone, egli si sente un dio, un dio che prima era al settimo cielo e si sentiva al pieno delle forze, ma che poi si ripiega su sé stesso e sul quale si adagia la polvere.
Le sonorità psichedeliche ottenute dal vibrafono, dagli effetti della chitarra e dai timpani della batteria sfociano in un tripudio di bonghi, percussioni e sax al di sopra dei quali si staglia la voce da muezin di John L. che si cimenta in vocalizzi. Questo capolavoro mistico e paranormale si conclude con una delle frasi più poetiche del krautrock e della musica tutta: “I fiori devono morire, i bambini che hanno perso il colore, i diamanti del mio viaggio e quando se ne saranno andati voglio essere pietra, che non vive, che non pensa, una cosa senza sangue caldo nella Città”. Una sorta di denuncia all’urbanizzazione. I fiori come bambini che hanno perso il colore, come diamanti frutto di una visione lisergica. Siccome i fiori devono morire a favore di una Città senza cuore l’autore preferisce essere trasformato in pietra, preferisce essere assimilato alla stessa Città, poiché è sicuro che tramutandosi in essa non penserà più e non vivrà più: diventa come loro ma senza coinvolgimento emotivo, si unisce al loro “partito” però come essere passivo obbediente, non per convinzione. Una delle dichiarazioni più sincere e autentiche messe in musica, un capolavoro della musica rock.
A coronare questo meraviglioso album, il lato B occupato da una sola lunga suite strumentale “Schwingungen: Suche & Liebe”. Opera d’arte sonora, emblema della musica cosmica, forse un po’ autoreferenziale ma spontanea dedica a un genere di carattere perlopiù nazionale. La Germania può vantarsi di aver annoverato tra i big della kosmik music una band come gli Ash Ra Tempel, immersa in questa fino al midollo. “Schwingungen”: vibrazioni, oscillazioni! Beh, non c’è titolo più azzeccato. L’ascoltatore è come se oscillasse, come se fluttuasse ammaliato e terrorizzato dai suoni. Indispensabile, imprescindibile, inimitabile, alieno, estraniante e purificante.
10/10
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