Acquistare un CD perché ha una bella copertina può essere una scelta stupida.
Certe volte, però, le scelte stupide possono rivelarsi premianti

Gli ASIA, per chi non li conoscesse, sono un supergruppo (nato nel 1982) composto da personaggi del calibro di John Wetton, Geoff Downes, Steve Howe e Carl Palmer.
Il sound del gruppo, nonostante la presenza di musicisti di estrazione progressive, si orienta verso un AOR/Pomp Rock di alta classe.

Già dopo il folgorante debutto di ''Asia'' (Heat Of The Moment arrivò prepotentemente al primo posto nelle classifiche di mezzo mondo), si fanno subito sentire i primi contrasti: l'altalenante ''Alpha'', nonostante alcuni brani di alta qualità, non riesce a bissare il successo. A metà tour Wetton abbandona e viene rimpiazzato da Greg Lake…
La casa discografica Geffen tuttavia insiste nel rivolere Wetton all'interno della band. In seguito a questa decisione, Howe decide di non prendere parte alle incisioni del successivo album, e verrà sostituito da Mandy Meyer, proveniente dagli emergenti Krokus. Il flop commerciale di ''Astra'' (1985) decreta la temporanea morte del quartetto.

Si dovranno aspettare cinque anni per ritrovarli con ''Then & Now'' (antologia con quattro brani inediti) e ''Live In Moscow''.
Il tutto, purtroppo, sa molto di operazione puramente commerciale: nonostante le performance siano più che buone, si sente una certa mancanza di affiatamento e di feeling…
È il 1992 l'anno della reale e completa resurrezione degli ASIA.
Wetton abbandona definitivamente il progetto per soddisfare le sue ambizioni personali e lascia tutto nelle mani di Downes. Iniziano così le audizioni per trovare il nuovo cantante: i più quotati sono Max Bacon (una delle principali voci del panorama AOR degli anni '80, nonché cantante del gruppo GTR di Howe ed Hackett, dove Geoff ha il ruolo di produttore) e John Payne (presente in qualche demo degli Electric Light Orchestra e dotato di una voce profonda e ricca di pathos)… alla fine è quest'ultimo ad essere scelto.

La formazione di ''Aqua'' è, tra quelle post-Wetton, quella più simile all'originale: troviamo Downes, Palmer ed Howe, ai quali vengono affiancati Payne alla voce ed al basso, Pitrelli alla chitarra ritmica (Howe, infatti, non lo troviamo in tutte le canzoni… si può dire che svolga il ruolo del ''rifinitore'') ed un paio di altri batteristi per completare la line-up.
È proprio Howe ad aprire l'album con Aqua Part 1: il rumore delle onde che si infrangono sugli scogli ci introduce nel mondo acquatico. Downes comincia a metter mano sulle tastiere regalandoci una melodia celestiale, alla quale si aggiunge immediatamente un geniale e rilassante arpeggio di chitarra acustica… due minuti di paradiso!
Si continua su livelli eccelsi con Who Will Stop The Rain?, un vero e proprio saggio di melodia. Howe e Pitrelli si cercano e si inseguono in modo magistrale, Payne dà una carica inimmaginabile e le tastiere amalgamano il tutto in una maniera pressoché perfetta. Anche il testo si mostra decisamente piacevole ed azzeccato:
« I stand on a world
Where dreams, realities, existence are the same
We take from the mother's skin
But the world is not to blame

Who tells the wind which way to blow?
I wonder who will stop the rain [… ] »

Dopo questa folgorante partenza troviamo la buona Back In Town, che presenta una ritmica parecchio influenzata dal rock anni '70. Love Under Fire è un'eccellente ballad scritta in collaborazione con Greg Lake per il progetto, mai pubblicato, chiamato Ride The Tiger (l'altra canzone, Affairs Of The Heart, finirà su ''Black Moon'' degli Emerson, Lake & Palmer).
Con Someday troviamo invece una sapiente miscela di pomp ed hard rock, con una leggerissima venatura di glam metal… nello stesso stile si presenta anche la successiva Little Rich Boy.

Giunti a metà album possiamo ascoltare la pausa meditativa di The Voice Of Reason, l'unica traccia dove si può ancora trovare qualche rimasuglio di progressive. Il brano, nonostante duri poco più di cinque minuti, lo si può idealmente dividere in tre sezioni: la prima è una porzione acustica dove troviamo solamente la morbida voce di Payne accompagnata dal solito magico lavoro di Howe alla chitarra. La parte centrale è invece un tradizionale AOR che sfocia in un'ottima conclusione che si rifà al ''Bolero'' di Cutting It Fine (presente in ''Asia'').
Proseguiamo con l'attenta riflessione sull'importanza della pace di Lay Down Your Arms. Musicalmente è semplicissima, al limite del banale… ma paradossalmente è proprio questo fattore che le conferisce un inspiegabile fascino. Crime Of The Heart può invece essere definita come la canzone d'amore definitiva: semplicemente una delle migliori love song di tutti i tempi.
« Nothing hits harder than a crime of the heart
It's the kind of feeling that pulls you apart
There's no where to run, there's nothing to say
You never knew that you could feel this way
Nothing hurts harder than a crime of the heart
I could have told you he was wrong from the start
I'm not guilty, but I feel i'm to blame

My love won't give in »

A Far Cry, oltre ad essere un'ottima canzone in sè, può vantare di una delle migliori performanci di Payne dietro il microfono… massiccia e potente, ma allo stesso tempo melodica e dotata di un ritornello meraviglioso. La stessa formula viene applicata sia sulla leggermente più fiaccaDon't Call Me che su Heaven On Earth, ottima tanto quanto A Far Cry.
Come finale troviamo il delicato strumentale Aqua Part 2: le tastiere in gran spolvero, la chitarra elettrica ed i leggeri tocchi di batteria digitale chiudono degnamente l'album.

Concludendo:
considerando la qualità della musica e la bellezza dei testi, si può dire di essere di fronte ad uno dei lavori più riusciti degli ASIA. Indubbiamente un disco che si candida come una delle migliori opere AOR di tutti i tempi.
Esprimendo un voto si aggiudicherebbe tranquillamente un bel 9/10.

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