Southall.
La città-quartiere di quasi centomila indo-pakistani a ovest di Londra, è venuta su come un fungo a ridosso dello scalo internazionale di Heathrow. La crescita repentina del quartiere si colloca tra gli anni cinquanta-sessanta, quando vi affluirono sopratutto gli immigrati del Punjab, una regione a nord del subcontinente Indiano.

Nel 1977 il Bhangra, la musica rurale dell'India, si era trasferita in Gran Bretagna a mano a mano che avveniva l'insediamento degli immigrati, mischiandosi col rock-reggae dapprima e con la black e l'hip-hop in seguito. Gli ADF nacquero nel 1993 al centro di aggregazione giovani di Londra "Community Music", quando il bassista Dr. Das, il diciassettenne rapper Deeder Zaman e l'attivista compositore Dj Pandit G decisero di formare un sound-system per suonare concerti anti-razzisti. In seguito il chitarrista Chandrasonic e il turntablist Sun J completarono la line-up originale.

Dopo "Facts and Fictions" e "Rafi's Revenge" in cui si ascoltano una band che amalgamava rock-elettronica e dub, nell'ultimo "Community Music" sembra che l'equilibrio a lungo ricercato sia stato raggiunto. Questo disco ci offre un ascolto intriso fin dalla prima "Real Great Britain", che miscela un beat jungle con un rap scatenato, di melodie originali e classiche del Bhangra. Gia nella seconda "Memory War" ci affacciamo in un dub-electro-clash cantato contro il sistema politico: "Who control the past control the present, and who control the present control the future…", di sicuro un pezzo memore di creare un atmosfera di rabbia anti-razziale, che si mantiene con "Officer XX" e il suo electro-dub.

Ma sono le melodie Bhangra, e un riff gioioso, a sorgere come un aria primaverile in "New Way, New Life", bello anche il video ripreso tra il mercato pakistano, che anticipa l'ascolto di una vera miscela di suoni dub lunga 4: 27 completamente strumentale, "Riddim I Like". Senza nessun video ma con un vero rap d'autore che lascia senza fiato, cantato in inglese e arabo, e con un tappeto sonoro appropriato e ben bilanciato è il momento di ascoltare "Collective Mode", tra reggae-dub-electro-clash e rap scorre la migliore e più melodica traccia del disco. Di un altra base jungle e liriche contro le borse planetarie è fatta "Crash".

Nelle successive gli ADF ci riportano i suoni e le melodie tipiche delle loro serate Dj-Set,  con due strumentali diverse: "Colour Line" jungle-dub"Taa Deem" reggae-dub.  Le successive sono "The Judgement", un pezzo dal sapore reggae-dub, compreso di cantato femminile con voce piena, e accompagnata dalle melodie indiane in sottofondo; e "Truth Hides" una strumentale con un parlato sulle "verità nascoste". "Rebel Warrior" è il rifacimento di un'omonima traccia reggae contenuta nel loro primo album; remixata con ritmi jungle-tribali parla di un difensore della propria cultura dall'occidentalizzazione quotidiana. Il collettivo ADF conclude con altre due tracce strumentali "Committed To Life", e "Scaling New Heights". Un proclama anti-war termina il disco: "I hate war in all it's forms/physical… psychological… spiritual… emotional… enviromental…/ because I wish I had been born into a world where it was unnecessairy".

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