Il contesto: Russia post-sovietica, A.D. 1992.

Chi: quattro ragazzi dotati di un indescrivibile talento musicale.

È con queste premesse che sono finito a parlare degli Aspid, band russa che come tante sarebbe nata, vissuta (poco) e morta nella più totale oscurità, non fosse che a distanza di molti anni è stata in qualche modo "riscoperta"; da poche persone, beninteso, ma sempre più di prima. Ed è per questo che i veri fan del technical thrash metal li considerano uno dei migliori gruppi, nonché il più sottovalutato.  Io non sono esattamente uno di questi, ma la penso allo stesso modo. Perché, nel lontano e già citato 1992, questi ragazzi mettono in pratica le loro immense doti ed esordiscono con "Extravasation", o "?????????????", se preferite il titolo originale. Già, gli Aspid hanno sempre cantato in russo (cosa che crea ovvie difficoltà nella comprensione), ma, nel primo dei due remaster (datato 2007), i titoli sono stati tradotti in inglese, e li userò anch'io. La storia dietro a questa edizione, firmata Stigmartyr e ant[ICON], è controversa, in quanto probabilmente non ufficiale e accelerata per dissimulare i rumori del vinile originale. Così, nell'aprile appena passato la neonata Metal Race, etichetta russa di metal old-style, decise di iniziare rimasterizzando dischi di vecchie glorie del proprio paese; tra queste, i Daj e proprio gli Aspid. Fortuna volle anche che riuscii ad accaparrarmi una delle 500 copie, stavolta autorizzate ed estratte fedelmente dalle vecchie

audiocassette e molto vicine all'originale. Che altro dire? Passiamo ora più nel dettaglio.

Come detto, gli Aspid contano quattro membri. Ma ognuno faceva il suo e basta: un cantante, un bassista, un batterista e, soprattutto, UN chitarrista. Fidatevi che basta. Perché Alexander Sidorchik è l'apoteosi del funambolismo chitarristico, quanto di più si possa spremere da una normale sei corde, con l'indiscutibile pregio di sfornare assoli estremamente tecnici e, cosa ancora più importante, scorrevoli e unitissimi. E proprio per questo lascia inoltre spazio al bassista Vladimir Pyzhenkov, che si distingue per un sound indubbiamente sopra le righe e frequenti divagazioni dal tema del collega chitarrista. Poi beh, c'è Vasiliy Shapovalov alle pelli, batterista velocissimo e dallo stile vario, arricchito da fill di qualsiasi genere che rendono spesso diversi tra loro molti istanti di una stessa traccia. Infine, mi soffermerei anche su Vitaliy Holopov, cantante mai banale, che padroneggia vari tipi di scream, qualche accenno di growl, fino ad acuti di notevole caratura. Una formazione come non se ne vedono tutti i giorni. E se nasce a Volgodonsk, state certi che di essa non se ne parlerà neanche.

Ed ora, il disco. L'introduzione è composta da atmosfere inquietanti, che bene si addicono al contesto e preparano l'ascoltatore a ciò che può arrivare. Infatti, un altrettanto lugubre urlo introduce la seconda traccia, "It Came (Aspid)"/"?? ?????? (?????)", che mette subito in mostra le particolarità del gruppo. Al riff secco delle strofe si accompagna per due volte il semplice ritornello, fino all'abbandono ad un'ampia sezione strumentale, corredata da un assolo che rimarrà (o meglio, avrebbe dovuto rimanere) negli annali del metal. Qui non aggiungo altro, vi invito semplicemente ad ascoltarlo, anche se per motivi di limiti di tempo non ho potuto caricare anche la parte precedente. Ripresi? Di nuovo nel baratro con "Towards One Goal"/"? ???? ?????", introdotta da un basso quanto mai tranquillo e un solito urlaccio a svegliare l'atmosfera. L'attacco è tipicamente thrash, così come la struttura della canzone stessa, prima che diventi di nuovo una battaglia: il lungo assolo di batteria di Shapovalov ci introduce ad un riff che ha del devastante, e poi ad un altro assolo superbo, terminato con maestria da Sidorchik. E ora è il momento del lento: già, nessuno si salva dalla canzone lenta. Ma tale aggettivo non è il più appropriato per "Give Me"/"??? ???", che va compresa nella sua interezza. La prima parte, dalle ritmiche cadenzate, viene improvvisamente spezzata, e Sidorchik si supera in due assoli, uno a grande velocità e l'altro a velocità folle, che fanno dimenticare di essersi un pochino distratti nella prima parte. Chiude una bella chiacchierata in russo, sempre più incomprensibile, e un po' di casino per finire in dissolvenza; non so voi, ma me è venuta subito in mente "Crippling Velocity" dei maestri Demolition Hammer, visto che ci sono anche gli urli di sottofondo. Comunque sia, arriviamo a "Hey, You!"/"??, ??!". L'esperienza mi ha detto che le canzoni che portano questo nome sono sempre ottime canzoni: finora è stato così per i Pink Floyd e gli Exies, e ora anche per gli Aspid. Raffiche di doppia cassa sostengono la traccia più breve dell'album, poco più di quattro minuti, che sacrifica un po' di parti cantate per dare spazio ad un riff centrale da headbanging obbligato e al velocissimo e furioso assolo di Sidorchik. Anche questa, perciò, promossa a pieni voti. La sesta traccia è quella a cui sono un po' più legato, essendo la prima che ho ascoltato. Ma non solo per questo, perché "Where The Night"/"??? ??? ????" si può definire un riassunto di tutto ciò che i nostri hanno da offrire: subito un veloce giro di basso (che la farà da padrone per il resto del brano), dopodiché un'intro sferzata da due micidiali accelerazioni, fino al riff d'attacco, dopo quasi due minuti, puramente thrash; non possiamo certo escludere il chorus in blast beat e il tappeto di doppio pedale dopo il solito solo di chitarra. È una traccia questa che non perde tempo, e si sente. Siamo alla penultima "Comatose State"/"?????????? ?????????", che non aggiunge nulla di nuovo, ma comunque rimane valida, sostenuta ancora una volta da un inarrestabile Shapovalov, molto vario nel suo incedere. Infine, la title-track. Cosa aspettarci? Semplicemente sette minuti di puro thrash strumentale, dove più che mai è lotta aperta tra gli altri tre membri del gruppo. Sono molte le emozioni che scorrono in questo pezzo, che è come un viaggio che vorresti non finisse mai. Mentre purtroppo, senza accorgertene, è già passato.

Cari ragazzi (e non), descrivere questo album senza una dose di ammirazione e al contempo di malinconia è impossibile. Ci sono gli estremi per parlare di una vera e propria gemma dimenticata del thrash metal, sommersa dalla polvere di più di venti anni. Già, perché gli Aspid si sciolsero, non si sa quando, non si sa perché, senza più dare alle stampe altri lavori (esclusa la traccia "War"/"?????", contenuta in una compilation di metal sovietico, lontana dalle altre ma con il marchio Aspid che ancora si affaccia). E solo molti anni dopo è stato dato un tributo, a mio parere ancora esiguo, alle loro indiscusse capacità, in quanto avrebbero potuto dare molto al metal. Ma chissà, forse la loro sfortuna è stata quella di suonare in un tale contesto storico-politico. Perché il treno della popolarità spesso passa una sola volta. E in questo caso, quella volta non è mai arrivata.

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