Millennovecentonovantasei.Primo anno universitario radicalizzante la mia esperienza politica. Una mattina di un mese qualsiasi, dopo la rigorosa presenza in aula studenti, vado in Feltrinelli a curiosare e a perdere un pò di tempo (le lezioni di diritto proprio non le sopportavo) e rimango colpito da una copertina arancione e nera, sfocata, di un CD, imbucato fra le uscite del Manifesto e dal titolo che vi campeggia: "Assalti Frontali - Conflitto". In cinque minuti il dischetto è mio e me lo vado a ascoltare in santa pace. Hip Hop... di cui sono a digiuno (tutt'ora) a parte poche e trascurabili cose. Militant A e i Brutopop ("cazzo i Brutopop, ma questi li ho visti dal vivo!"), parte la musica e tutto mi sembra fuorchè roba hippoppettara: parte la tensione palpabile della musica dei Brutopop, in bilico tra furia e disperazione, che sostituisce in maniera egregia tutto l'armamentario di campioni e basi tipiche del genere. E' un hiphop suonato e ragionato. C'è qualcosa che mi ricorda altre atmosfere, altri luoghi lontani kilometri... controllo e scopro che il dischetto è prodotto (nella sala autogestita del c.s.o.a. Forte Prenestino) da nientemeno che Don Zientara degli inarrivabili Fugazi (con cui gli A.A. avevano anche condiviso palco e sudore qualche tempo prima, che accoppiata strana e affascinante). Poi parte la voce di Militant A: "E ogni giorno mando giù un po' di veleno/ogni giorno/io che amo l'armonia/e vado un po' a giocare con la mia follia/non mi pare il caso di passare la vita assetati/sotto il potere dei falliti", la voce della disperazione urbana, tirata, depressa. Mi parla di storie di Roma, di compagni e di desolazione, di perdersi e ritrovarsi. Mi mette di malumore, mi fa incazzare ancora oggi, così legata alle note nervosamente post-punk dei Bruti (da qualcuno definiti, forse esagerando, i "Motorpsycho de noialtri") da regalarmi delle emozioni che normalmente l'hiphop non mi concede, mi deprime e mi rifà incazzare: "non so se saprei vivere in pace/solo il conflitto continuo/tra i modi di vita/indica una via d'uscita". "Conflitto", insieme al precedente "Terra di Nessuno" è l'album più cupo e disperato, come se dai testi, dalla voce di Militant A e dalle note dei Bruti si percepisse una rabbia angosciosa, senza nessun spiraglio di sorrisi o leggerezza. E' un disco schierato, politico, fazioso, che sicuramente non piacerà a molti proprio per la sua schiettezza, ma la veridicità di personaggi come Militant A è fuor di dubbio (ho avuto il piacere di scambiarci delle battute dopo una presentazione del suo libro).
Il disco se ne scivola via fra i ritmi epilettici dei Bruti e il flow singhiozzante e pieno di pathos di Militant A: più che un capolavoro musicale, "Conflitto" rappresenta una fonte documentale del periodo di grande fermento politico dell'underground italiano del dopo HardCore e una traccia di come si possa fare hip hop in Italia restando fuori dagli schemi sia sonori che poetici.

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