È una di quelle giornate talmente calde che sudo solo a sbattere le palpebre. Sono disteso sul letto, con la stanza semi buia e il sole che cerca di entrare dalle tapparelle abbassate. Dovrei studiare per l’esame di economia, ma non sono abbastanza concentrato. Abbandono il pesante libro di economia e metto su un po’ di musica. Prendo quel cd che ho acquistato oggi a scatola chiusa, attratto solamente dalla copertina surreale e dall’impronunciabile nome della band, Assemble Head In Sunburst Sound.

Capisco sin dalle prime note di non aver sprecato i miei soldi inutilmente. “L.A. Sacrifice” è una botta di rock psichedelico, con le voci effettate e l’organetto che fanno tanto anni settanta. Mi immagino la California, le onde spumeggianti dell’oceano, le palme alte e drittissime. Mi immagino laggiù a surfare tutto il giorno, senza pensare a nient’altro se non a divertirmi.

La mia mente vaga, sogno ad occhi aperti ascoltando la lunga “Blue Wire”. Mi vedo sugli spettacolari scogli di Big Sur, steso in silenzio ad osservare il cielo, contemplando quanto la vita sia meravigliosa senza lo stress quotidiano. E poi arriva “Sunshine”, uno dei pezzi meno psichedelici del disco, che strizza l’occhio ai Led Zeppelin del terzo album. Vedo i grandi skate park di Venice Beach, pieni di graffiti e di ragazzi e ragazze che volano con le loro tavolette di legno sotto ai piedi, illuminati da una palla rossa infuocata che scende lenta davanti a loro.

Il sound cambia di netto nella sognante “Slithery Thing”. È forse la mia preferita, con la melodia che ricorda i Pearl Jam. E allora sono lì, con i piedi nudi che affondano nella morbida sabbia di San Diego, quando ormai la notte è scesa. E mi immagino di aggregarmi a un falò, e star lì a ridere e bere birra e suonare e divertirmi con gente sconosciuta. Quando attacca “The Flume” vorrei mollare tutto e partire adesso. Magari con i miei due inseparabili amici, per un’escursione sulle colline che circondano Los Angeles, per poi tornare sulla spiaggia verso sera e buttarci nell’acqua e rinfrescarci. Tutto questo però è solo fantasia, è solo la mia immaginazione che desidera staccare, il mio inconscio che vorrebbe portarmi lontano. Mi ascolto fino all’ultima nota questo album meraviglioso, “Manzanita”, che mi ha regalato quaranta minuti di sogno ad occhi aperti.

Chissà, magari un giorno si concretizzerà, ma nel frattempo lascio che la musica degli Assemble Head In Sunburst Sound continui a farmi sognare.

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