1985. Bob Cattani, cantante dei romani Astaroth, parte da solo per l'Olanda per svolgervi un'importante missione per le sorti del gruppo: contattare Jac Hustinx, produttore della Rave-on (Mercyful Fate). Il giovane passa una notte accampato nel giardino del produttore, però assente. A Cattani non rimase altro che lasciare un pacchetto contenente il loro demo nella sua posta e tornare in Italia. L'idea era venuta al bassista Shining, che, dopo aver ascoltato il primo EP dei Mercyful Fate aveva intuito che solo quel'uomo avrebbe potuto capire la loro musica. Incredibilmente, dopo qualche tempo Hustinx si fece vivo, deciso più che mai a produrre il quintetto. Il risultato fu lo splendido mini-LP "The Long Loud Silence", oggi un item da collezionisti, all'epoca oggetto di culto per i numerosi fan della band romana, disseminati in piccole cellule (pardon, legioni, esattamente, a causa dell'abbigliamento da legionari romani dei nostri cinque) sparse in tutta Europa, soprattutto in Belgio.
Gli Astaroth, per chi non li conoscesse, erano un gruppo heavy metal italiano tra i più bravi ed originali, che riuscirono a lasciarsi alle spalle in un certo senso i loro modelli e a cercare e trovare una loro strada personale ed originale; fu così che approdarono allo speed metal, di cui il mini-LP qui recensito è un fulgido esempio. Il primo brano è "Die To Be Alive", che fin dall'inizio parte diretto come un pugno: è un pezzo veloce, potente, che per certe intuizioni pare quasi anticipare alcuni stilemi del power metal teutonico, ormai prossimo ad esplodere; vari cambi di tempo impreziosiscono il brano, dove ottima è la prestazione della sezione ritmica (Shining al basso e John Onofri alla batteria) e addirittura superbo il lavoro delle chitarre (Max Cipicchia e Simone Triscari); quanto alla prestazione del singer, Bob Cattani si conferma dotato ed ispirato, scatenato in alcuni punti, quasi malignamente controllato in altri. La successiva "Burning The Diamond" è, come si evince già dal titolo, un vero diamante, non c'è un'altra definizione possibile; la canzone parte velocissima, come già anche l'altra, ma i numerosi cambi di tempo lasciano sempre piacevolmente stupito l'ascoltatore, che non si aspetterebbe un refrain piuttosto lento nell'avviarsi, ma che riesce presto a decollare imperiosamente, seguito la seconda volta da un assolo al cardiopalma, quasi catartico, sciolto da un altro cambio di tempo, addirittura in stile vagamente (molto vagamente!) blues, che prepara la strada al gran finale: una violenta scarica, con un altro assolo iperveloce, la gioia dei sensi.
Un arpeggio acustico, che fa da sfondo ad un Cattani sofferto e delicato, ci illude di essere arrivati alla ballad del disco: "She-Wolf"... niente di più sbagliato! Irrompono infatti inattese le chitarre elettriche, a siglare con il loro eccelso lavoro un'altra highlight del disco. La sezione ritmica poi è impeccabile, solida e devastante; l'assolo è trascinante, direi ai limiti dell'eccelso, sfiora le altezze del sublime. Chiude il lavoro una velocissima "Jack In The Box", dove i cinque Romani scatenati danno una convincente prova di abilità tecnica, raggiungendo velocità folli, tanto da far apparire il pezzo in alcuni punti addiritura un po' sguaiato. Niente cambi di tempo qui: una cavalcata tirata per cinque minuti, 5 minuti in cui l'headbanger preso dall'esaltazione rischia di spezzarsi il collo a forza di sbattere la testa, anche se a dire la verità la conclusione è tirata un pò per le lunghe.
Un capolavoro italiano da conoscere, di una band originale e bravissima. "The Long Loud Silence" fu il primo capitolo discografico di rilievo per gli Astaroth, ma purtroppo anche l'ultimo, dato che il gruppo si sarebbe sciolto di lì a poco a causa di dissidi interni. Rimane questa testimonianza di una band che, se avesse continuato, chissà quali soddisfazioni avrebbe regalato al Metallo italico, ma, come del resto si sa, con i se e con i ma non si fa nulla. L'unica cosa che si può fare è riascoltare queste tracce e rendere omaggio a quei cinque legionari.
RIDE, SHE-WOLF!!
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