Il ritorno agli anni settanta. La musica nella sua forma più psichedelica e sognante.

Pochi conoscono la band in questione e ancora meno quest'album. Questi Astra nascono nel 2001 in California e riescono a trovare una casa discografica soltanto nel 2009 grazie a Lee Dorrian che li indirizza verso l'inglese Rise Above.

Fare del progressive rock legato ai seventies è una proposta musicale che nel mercato odierno passa abbastanza inosservata. Il gruppo statunitense pubblica, a discapito di tutto, un album difficile da assimilare. Canzoni non subito "digeribili", un minutaggio che sfiora gli ottanta minuti. Per comprendere appieno quelle che sono le sfumature di ogni track bisogna addentrarsi in un mondo fatto di tocchi chitarristici lenti, tastiere appena accennate, atmosfere sognanti, una registrazione tipica del rock anni 70. Musicalmente quindi la band si muove sui canoni dettati in passato da gruppi come i primi Yes, i Pink Floyd ma anche dai Black Sabbath del periodo Ozzy. Riuscendo, attraverso una rielaborazione tutta loro e molto personale, ad unire gli stilemi dei gruppi sopracitati ecco che nasce un album che mai mi sarei aspettato di ascoltare.

Dopo l'iniziale strumentale "The rising of the black sun", prorompe in tutta la sua sublime bellezza la titletrack, manifesto di quello che è il sound della band. Un inizio soffuso, lento a cui si sovrappongono delle linee vocali assolutamente evocative con un cantanto che ricorda il primo Osbourne. Una song che vale il prezzo del cd, impreziosita da una parte strumentale che rievoca paesaggi dimenticati, mentre l'onirica "Silent sleep" è qualcosa di emozionante e suggestivo che rare volte ho avuto il piacere di ascoltare in ambito progressive.

La dimostrazione del loro "osare" ci viene mostrata anche con la mastodontica "Ouroboros". Oltre 17 minuti strumentali di visioni chitarristiche leggere e camaleontiche che si intrecciano con delle tastiere mai troppo abusate. Riuscire a realizzare una song del genere non è da tutti così come la conclusiva "Beyond to slight the maze" che travalica il concetto stesso di musica per portarlo all'unione tra emozione e sensazione. Provare per credere. Song fantastica.

Partendo dal presupposto che "The weirding" non è un album facilmente assimilabile vi posso garantire che il platter è uno di quei dischi che riescono una volta compresi appieno a trasportarvi in un "mondo altro". Gli Astra sono riusciti nell'intento di riportare in voga un genere che ormai da anni non produce album degni di nota. Non avranno inventato nulla di nuovo ma questo lavoro, nonchè debut della band, è una gradita sorpresa nel panorama mondiale, un deciso ritorno a quelle atmosfere che hanno fatto degli anni 70 la culla del prog rock.

1-"The rising of the black sun" (5:43)
2-"The weirding" (15:26)
3-"Silent sleep" (10:40)
4-"The river under" (8:39)
5-"Ouroboros" (17:23)
6-"Broken glass" (3:44)
7-"The dawning of ophiuchus" (5:29)
8-"Beyond to slight the maze" (11:36)

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