Siamo nel lontano marzo 1964. I campi da gioco sono ancora calcati da Pelè e, soprattutto, dal carioca Garrincha (il più grande e geniale calciatore di tutti i tempi dopo Maradona, ma forse questa è un'altra storia...) Il Brasile, entrato prepotentemente nell'immaginario collettivo grazie alla vittoria degli ultimi due mondiali di calcio, rappresenta un sogno: allegria, divertimento, rinascita economica. E, sopratutto, l'utopia di una pacifica convivenza interrazziale che sembra realizzarsi.
Attratto da questo sogno fu anche il sassofonista americano Stan Getz, uno dei padri fondatori del cool jazz. Il cool jazz era stato, a cavallo tra gli anni ‘40 e ‘50, l'interpretazione più bianca (cioè europea) del jazz, che nasceva, è bene ricordalrlo, soprattutto come musica nera (cioè afroamericana). Rispetto al precedente be bop, il cool jazz era più melodico, colto, evocava atmosfere più rilassate ed era, in definitiva, più accessibile per un pubblico bianco.
Ma ritorniamo alla nostra storia... quando la stella di Stan Getz si stava offuscando a causa del successo della nuova corrente dell'hard bop, che segnava cioè il ritorno del jazz inteso come emozione ed improvvisazione, l'artista statunitense ascolta le registrazioni del chitarrista Joao Gilberto, e ne rimane folgorato. Joao Gilberto, insieme al pianista Antonio Carlos Jobim, aveva infatti canonizzato un nuovo genere musicale, quello della bossa nova. Così come il cool jazz era l'interpretazione bianca del jazz, così la bossa nova altro non è che una rivisitazione della (nera) samba in chiave più europea (bianca), che si caratterizza per un ritmo più lento e un'atmosfera più rilassata.
Già nel 1962 Stan Getz aveva pubblicato, insieme con l'amico Charlie Byrds, un album ("Jazz Samba") che sposava composizioni e ritmi brasiliani con l'inconfondibile suono cool jazz. Grazie a brani come "Desafinado" e "Samba de Um Nota Só", l'album ebbe un successo clamoroso, sia negli Stati Uniti che in Brasile. Ma per Stan Getz non era abbastanza, sentiva che mancava ancora qualcosa per raggiungere la perfezione. E questo qualcosa non poteva che provenire dal Brasile, ed in particolare da Rio de Janeiro, patria della bossa nova.
All'inizio del1964 vengono così riuniti in sala di registrazione i più grandi nomi della musica brasiliana: i già menzionati Antonio Carlos Jobim al piano e Joao Gilberto a voce e chitarra, ed i meno noti, ma fondamentali, Milton Banana alle percussioni e Sebastiao Neto al contrabbasso. La macchina è ora perfetta, pronta per licenziare l'album che rimarrà la pietra miliare insuperata (e forse insuperabile) della bossa nova e probabilmente di tutta la musica brasiliana.
Il contributo maggiore ai dieci brani dell'album è forse dato dalla chitarra di Joao Gilberto, con la sua personalissima "batida", tecnica ritmico-armonica che da quel momento sarà imitata da tutti i cantautori brasiliani. Ma, in realtà, ogni elemento ha un ruolo fondamentale: a partire da Stan Getz, che col suo sax fa, in pratica, da seconda voce, il controcanto alla voce calda e nasale di Gilberto. E' un'interpretazione inappuntabile, sempre misurata e mai fuori luogo, tipicamente cool jazz. Grandi meriti vanno anche a Jobim, autore delle musiche di quasi tutti i brani del disco, che disegna soffici e delicate armonie al pianoforte. E fondamentale, come ho già accennato, è la sezione ritmica, finalmente brasiliana, che accompagna senza enfasi ma con grande personalità le melodie di Gilberto. Ma non si possono non citare il poeta Vinicius de Moraes, anch'esso padre della bossa nova e autore dei testi più indimenticabili di questo album, e soprattutto Astrud Gilberto, moglie del chitarrista, che prestò la propria voce, timida e sensuale, quasi per caso in questo disco, e che verrà per sempre identificata come la "ragazza di Ipanema". Commentare i brani traccia per traccia non renderebbe affatto giustizia a questo straordinario disco, icona e manifesto della musica brasiliana. Vi invito pertanto ad ascoltare tutto d'un fiato l'intero album, e, come in un sogno, immaginare di essere sdraiati sotto un ombrellone della spiaggia di Copacabana nel lontano marzo 1964.
Senza pensare che, di lì a pochi giorni (31 marzo 1964), il sogno svanirà. Un colpo di Stato, infatti, porterà a vent'anni di dittatura militare, con effetti disastrosi sul piano economico e sociale.
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