Hai una macchina piena di benza, e il tragitto è molto, molto lungo. Diciamo un'agevole Bolzano - Crotone, 13 ore di autostrada se sei fortunato. Il viaggio sarà solitario, e già ti vedi parlare da solo con il cruscotto, il tuo migliore amico, al quale, inutilmente, cercherai di scroccare l'ennesima sigaretta ... tanto, l'accendisigari nemmeno funziona, e in effetti sto parabrezza dovrei cambiarlo, è pieno di righe; e che cazzo è quella roba? Ma quando ho passato i tappetini l'ultima volta?, ti domandi, e in mezzo al brainstorming ante - viaggio, il cui svolgimento ha luogo in genere a ore improbabili (le 3?), ti ricordi che, in effetti, una buona colonna sonora è l'unico optional veramente necessario (mi si perdoni l'ossimoro).

Il dubbio.

Meglio roba pesante per stare svegli o roba più "easy listening" per sfiorare l'asfalto come su di una brezza impalpabile?

Fear Factory o Michael Hedges?

Snot o Lady GaGa?

E se, per uno stranissimo e crudele scherzo del destino, non trovassi più nessun album di Jamiroquai?

(perché alla fine, nonostante tutto, avresti scelto quello)

Cosa faresti?

Come potresti provare quel mix unico, inebriante, inconfondibile, quel mood così groovy (lasciatemi fare il figo con le parolone), quel gusto così low-fi, quasi underground, da bar fumoso alle due di notte, con luci basse e cocktail troppo carichi? Le atmosfere ipnotiche, funkeggianti, venate dal soul più moderno e allo stesso tempo intrise di una malinconia che si fonde con un senso di ritrovata serenità? Sprazzi jungle, bassi iniettati e ombre di donne pantera, storie erotiche in fusione con le tastiere.

Mettete su "Labfunk". Atjazz. Un lungo viaggio totalmente acid jazz.

Carico i commenti...  con calma