Siamo sotto Pasqua e mi sento in pace con me stesso. Allora con un pò di tempo a disposizione mi metto a riascoltare qualche vecchia perla del passato. Spesso mi compiaccio a vedere quanta bella musica ho acquistato in questi anni e non mi pento assolutamente del denaro speso. Tra queste mie personalissime chicche spunta anche questo capolavoro di quella che fu una delle più controverse e fondamentali bands dell'hard-rock progressivo degli anni 70: il galletto atomico.
Con questo secondo album i nostri galletti fanno centro.
E' il 1971 e la formazione vede alla tastiera-organo Vincent Crane (genio assoluto) John Cann alla chitarra e Paul Hammond alla batteria (che sostituisce niente meno che Carl Palmer presente nel primo album).
Questo nuovo organico sfiora anche la top ten (n.11) nel dicembre del 1970 con il 45 giri di "Tomorrow Night" singolo uscito prima dell'album che vede la luce nel gennaio 1971, con la copertina che presenta un inquietante dipinto di W.Blake. La chitarra dura, graffiante e psichedelica di Cann apporta importanti novità nel suono del gruppo e, a differenza di quanto accaduto per l'album di esordio dove il materiale era quasi esclusivamente scritto da Crane, lo stesso chitarrista è responsabile della composizione di ben tre brani e parzialmente della title track. Voi direte ma le parti di basso? Queste sono rilevate da Crane, che le esegue con l'ausilio dei pedali e delle tonalità di basso dell'organo Hammond.
Tomorrow Night risulta essere un intelligente parto di chiara impostazione commerciale, ma gran parte del restante materiale di questo disco evidenzia una netta virata verso pesanti atmosfere dark.
La grave introduzione del piano di Crane nella title track, conduce l'ascoltatore in una gotica atmosfera dall'opprimente tono oscuro, ribadita e rafforzata dai monolitici riff di chitarra di Cann e da parti vocali dure e tenebrose.
La mini suite "streets" è forse il capolavoro dell'album. Composta da Cann questa traccia è elaborata sulla fusione di tre differenti riff della sua chitarra, la musica sorge e si spegne sulle solenni note dell'organo da Chiesa di Crane che conferisce un aspetto maestoso e classico alla canzone.
Pure di Cann sono il tipico hard psichedelico di "slleping for years" che presenta un vorticoso assolo di chitarra e la discreta "i can't take no more", in origine pensta come singolo e poi inclusa nell'album.
Un album che esprime tutta la maturità espressiva di questo super-gruppo e che lascia chi ascolta paralizzato dall'ìnquietudine che suscitano alcune sue parti.
Spesso paragonati ai più famigerati Black Sabbath, io non mi sento in grado di pronunciarmi su questo accostamento, ma posso dire solo che l'unico tratto che potrebbe unire queste due bands sta nell'atmosfera cupa e diabolica che pervade la loro musica. Musicalmente parlando Gli AR sono un gradino più su, se non altro per la vena creativa.
Parte del merito dell'immensità di questo combo sta nella genialità di Crane, pazzo tastierista mezzo psicolabile che da sempre sofferente di crisi depressive si suiciderà il 14 febbraio 1989, il giorno di S.Valentino quasi ad immolarsi per la cosa che più amava: la musica.
Non vi pentirete dei soldi spesi.
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