Atomic Rooster è stata un'interessante formazione della prima metà dei settanta, in perfetto bilico fra hard rock e progressive. Al rock duro riconducono la presenza di un chitarrista rumoroso e distorto (John Du Cann), l'orientamento del songwriting verso riff corposi e reiterati, tipici del rockblues allora imperante (Zeppelin, Purple, Sabbath), il canto rude e bluesato del frontman (a nome Peter French, ma solo per questo disco). Al lato progressive danno invece linfa l'indubbia ed evidente leadership del tastierista, al secolo Vincent Rodney Cheesman ma per tutti Vincent Crane, fondatore del gruppo insieme al batterista Carl Palmer, nonché il tipico uso creativo e spettacolare della batteria, passata dalle mani di Palmer, ben presto eclissatosi per approdare a ben più fortunati lidi, a quelle dell'altrettanto bravo Paul Hammond.

Il gruppo è stato pesantemente condizionato, sin dagli inizi e per tutta la sua storia, dalla problematica salute mentale del suo leader, in preda a cicliche manie depressive sfociate purtroppo in un suicidio, avvenuto nel 1989. Diplomato in teoria musicale e composizione sin dal 1964, Crane è stato un tastierista rock coi controfiocchi, con un suo preciso e riconoscibile stile sia all'organo che soprattutto al piano (col sintetizzatore non amava giocare, appartenendo alla vecchia scuola anni '60 dei Graham Bond e dei Brian Auger, resa troppo presto ed ingiustamente negletta dagli Emerson e dagli Wakeman, tanto più spettacolari quanto eccessivi ed estetizzanti).

Questo che è il terzo disco di carriera (anno 1971), vede il quartetto fare a meno di un bassista: una scelta insolita, comune a ben poche formazioni rock (Doors, Van Der Graaf Generator...); Crane preferiva esibire la sicurezza ed energia della sua ottima mano sinistra e contribuire al ritmo con precise sassate ai registri più bassi dell'Hammond o del pianoforte, affidandosi poi a batteristi molto... trafficati, se questa parola rende l'idea, per riempire tutti i buchi ritmici.

Ma la particolarità più singolare di questo disco è quella di annoverare una formazione degli Atomic Rooster che, semplicemente, non ha mai calcato le assi di un palco: le divergenze musicali fra Crane e Du Cann erano infatti sfociate in un improvviso licenziamento del chitarrista/cantante, quand'esso aveva già realizzato le sue parti per quest'album. Crane allora ingaggiò al volo il nuovo vocalist French e lo trascinò direttamente in studio a reinterpretare le linee vocali tracciate dal chitarrista. Uscito il disco, i Rooster andarono poi in giro a suonarlo con un nuovo chitarrista, nonché un nuovo batterista visto che Hammond aveva scelto di andarsene insieme a Du Cann.

Per tutti i conoscitori degli Atomic Rooster, il capolavoro del gruppo rimane il precedente "Death Walks Behind You": niente di più vero, e "In Hearing Of" gli è decisamente inferiore. Si può dire che il quartetto qui funzioni per metà: tastiere e batteria viaggiano alla grande, chitarra e voce assai meno. E' evidente l'imbarazzo di French a cantare nella chiave abituale a Du Cann, nonché il passo indietro, in termini di incisività e precisione delle prestazioni dello stesso John sul suo strumento rispetto al recente passato, evidentemente in preda a fretta o demotivazione. Ascoltate in particolare le svisate di chitarra nel brano "The Rock": sono proprio stonate, decisamente poco professionali.  

Ciò non toglie che il disco sia piacevolissimo all'ascolto: autentico rock settantiano dalla talentuosa Albione, pregno di blues e di progressive, decisamente spostato sulla creatività melodica piuttosto che sulla potenza o il "tiro". Illuminanti a questo proposito le parole spese dal cantante in una bella intervista contenuta proprio nel libretto di questo cd:

"...Ce ne andammo così in tournée in America per promuovere "In Hearing Of" ed avemmo occasione di aprire i concerti a gente come Yes, Santana, Cactus... e quando questi ultimi chiesero la mia disponibilità a diventare il loro nuovo cantante, non mi feci sfuggire l'occasione. Cosa vuoi, Crane era un fantastico musicista, in America non ne esistono di così personali, dal tocco immediatamente riconoscibile, brillanti e creativi, ma io sono un rocchettaro puro e, lasciatemelo dire, esibirsi spalleggiati da una sezione ritmica astronomicamente buona come quella formata da Carmine Appice e Tim Bogert è il sogno di qualsiasi cantante come me. Per non parlare della chitarra: Steve Bolton (il sostituto di Du Cann nei Rooster) è un bravo musicista ed un'ottima persona, ma appartiene a quel tipo di chitarristi che fa la sua parte, con competenza e gusto, ma non farà mai saltare qualcuno sulla sedia. Al contrario Jim McCarty (il chitarrista dei Cactus, fantastico quanto poco riconosciuto) è esattamente quel tipo di chitarrista, ti manda fuori di testa ogni volta che suona. Gli Atomic Rooster avevano il loro stile, il loro suono, la loro personalità unica. I Cactus non avevano niente di tutto questo, nessuna peculiarità, se non quella di tirare come dei treni in corsa e far esplodere le zucche di chi andava a vederli e sentirli...non ho proprio avuto dubbi". Augh, parole sante. Se ami il rock fino in fondo, vai verso l'energia, anche a costo di sacrificare l'originalità.

Una menzione per la fulgida gemma del disco, la ballata blues "Decision/Indecision": una stupenda melodia, contrappuntata dal pianoforte di Crane che vi dipana tutta la sua sapienza ritmico/melodica con un accompagnamento minimale, energico, caloroso, pastorale, asciutto, lirico, dinamico, toccante. Un gioiello che vale l'album. 

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