Ultimamente di concept album se ne vedono pochi, però si possono trovare in giro alcuni gioiellini come questo "Il lupo della steppa", chiaramente ispirato al celebre romanzo di Hermann Hesse. Scriviamolo subito: gli Atomo del male, il cui nome rimanda alla poesia "X agosto" di Giovanni Pascoli, ci sanno fare. Eccome se ci sanno fare. Sono in grado di passare con grande destrezza dal blues al jazz, dall'hard rock al folk, dalla psichedelia fino persino alla musica classica, come pochi altri sanno fare. L'ascolto di questo album è difatti paragonabile a un viaggio immaginario e fantastico che scandaglia la multiforme anima umana, un'esperienza mistica.
I titoli dei brani rimandano tutti a passi del libro: "Soltanto per pazzi", "Come si uccide con l'amore", il recitato di "Io lupo della steppa trotto solo", il folk finale "La sentenza - Harry giustiziato", che recita "E voi, aspiranti suicidi, condanno alla vita eterna" ed è intervallato da spezzoni della nota "Eine kleine Nachtmusik" di Mozart; insomma, chi si aspetta quindi un album ripetitivo ed eccessivamente lineare verrà amaramente deluso. La trama del romanzo ha infatti offerto al gruppo tutti gli spunti necessari per generare una variegata e ben amalgamata commistione di generi, che resta subito impressa all'ascoltatore. Non è affatto un risultato così ovvio e scontato, data anche la presenza del rischio di apparire troppo dispersivi.
"Il lupo della steppa" è un'opera carica, energica, capace di influenzare gli stati d'animo, ma sopratutto un'opera viva, fresca, che cela idee innovative e che rifugge dalle banalità tipiche dei nostri giorni. Speriamo che questo primo lavoro proposto dagli Atomo del male non rimanga solo un unico e fortunato colpo di genio e che il gruppo continui su questa strada senza perdersi.
Con questa breve e sintetica recensione spero di essere riuscito nell'intento di fornirvi una rapida e sommaria descrizione generale e ad invogliarvi all'ascolto di questo concept album in modo che vi possiate formare un'idea personale a riguardo. Tuttavia, a mio discreto avviso, in alcuni casi la musica - e in particolare musica come questa - è meglio ascoltarla con le proprie orecchie per potersi rendere conto della sua grandezza, anzichè tradurla in un discorso scritto, che può svilirne e fuorviarne sia la forma che il contenuto.
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