Era il lontano 1985, 6 ragazzi tedeschi formarono una band di musica metal orientata verso il gothic, ma farcita di canoni e caratteristiche death. Il risultato dei primi album fù mediocre, ma la band ebbe il modo di proseguire, perfezionarsi e andare sempre avanti.
Nel 2005 concepiscono "Atlantis", solo che stavolta propongono un death metal violento e rozzo pieno zeppo di riferimenti e temperature gotiche. Il mito di Atlantide può risultare a molti un pò sputtanato, ma ciò che importa è che Atlantis si gode.
Cattivo, potente, e oscuro, con frequenti cambi di atmosfere talvolta pienamente gotiche; tastiere pompanti e voce growl e clean che si danno il cambio con una lirica femminile che contribusice a condire l'aria con carattere mistico. Altre volte sono presenti chiari e precisi sfondi epici, ma ciò che a mio parere guasta un bel pò, è la frequente abitudine di ritornelli canticchiabili e melodici, che secondo me in un genere come il death si dovrebbero risparmiare; ma analizzando il resto, tutto è fatto molto bene. La band è tedesca ma lo stile delle canzoni prende molto dalla vecchia scuola norvegiese, ne è un esempio "Reich Of Phenomena" con il quale l'album si annuncia manifestando una violenta cavalcata di batteria epica in un contesto cattivo e tetro. Sono ottime le tastiere che danno quel tocco di melodia non troppo azzardata e fredda all'insegna di un genere molto simile al Symphonic Black.
"Superior Race" poi, ha anche del carattere classico e ispirato ai meccanismi dei gruppi thrash+brutal ma mantiene vivo il genere dalla band proposto. "Gods Of Nations" di per sè può servire a capire bene la materia proposta. Cori, batterie schematizzate, ritornelli vagamente alla nu-metal, growl voraci e riffing affilati. Si sente anche una piccola e sottilissima ventata commerciale a condire l'aria respirabile all'ascolto, ma è così fina e poco percettibile che sembra messa apposta per mettere in luce diversa un materiale che è pur sempre underground. Ne sono una dimostrazione "Ichor" e "Enigma" entrambe divise in due tempi: una miscela di metallo nero e un altra di canticchiabile sonorità melodica. Abbiamo quindi e ricapitolando una musica in bilico tra un death goticheggiante e un black sinfonico, ma dosato di melodia facilotta pur essendo presenti growl e giochi tecnici seriamente concepiti.
In ultimo pare evidente la voglia di Krull e compagni di non etichettarsi in nessun genere, tentando anche se un pò forzatamente di collegarsi a schemi heavy e thrash in canzoni come "Morbid Mind". Non manca un pezzo strumentale, tale "OMEN", epico e gotico nello stesso tempo, sacrale e mistico\profetico. Si ricade qua e là tra un pezzo alla "him" come "Cold Black Days", ma recuperano altri brani più inquadrati in violenza come "Atlantean Empire" e "Clash of Titans".
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