Questi violentissimi trashers americani ci riportano al caro (vecchio) metal 80: se avete presente le produzioni più antiche degli Anthrax e dei Testament, potete avere un'idea dell'impatto sonoro di questo quintetto. Notate che esistono almeno tre band al mondo con questo nome: qui non stiamo parlando dei jazz-metallers canadesi (!), nè dei deathsters francesi, ma degli artefici di Socialized Hate, forse noto a qualcuno di voi. Certo, non mancano gli stereotipi tipici del genere: due chitarre, basso, voce e batteria (!), doppia cassa ossessiva e martellante, voce velenosa, testi incentrati su tematiche sociali, politiche ed esistenzialiste (Now I find I'm all alone, and wondering what is real, insecure of who I am, afraid of what I feel).
Apprezzabilissima la produzione, diversamente da altri gruppi (ad es. tedeschi) dell'epoca preparati sì tecnicamente, ma caratterizzati da una resa sonora davvero penosa. Certamente gli Atrophy di questo CD non risultano particolarmente innovativi, piuttosto dotati di quell'attitudine e quel riffing selvaggio ed ossessivo ("In their eyes") per cui i Death di Chuck Schuldiner degli esordi hanno certamente fatto scuola. Non mancano aperture melodiche ("Too late for change") in cui i nostri dimostrano, al di là dell'apparenza "nessun-compromesso", un gusto per la melodia veramente notevole, che si coniuga alla perfezione con gli stilemi tipici del trash. Da ascoltare e comunque da possedere, vista la sua reperibilità non elevatissima, che non fa urlare al miracolo ma si fa apprezzare (e non poco).
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