Vengo subito al dunque. Perché girare un mockumentary se poi il risultato è quello di un film classico? C’è la fotografia curata, la composizione dell’inquadratura, gli stacchi di montaggio cinematografici, panoramiche e addirittura piccole carrellate. Tutto è pulito, patinato, pensato. La telecamera sempre al punto giusto, sempre carica, sempre illuminata a dovere. Manca di quell’effetto spontaneo e amatoriale che caratterizzava le prime opere di questo genere (The Blair Witch Project , con la sua sporca fotografia, la camera traballante, il suono rovinato, i fuochi sballati, rimane ancora il picco più alto di questo filone cinematografico). Eppure questo film di spunti interessanti ne ha diversi. Il soggetto è allettante, alcuni colpi di scena sono ben costruiti, qualche buona intuizione qua e là. Ciò che non funziona è proprio la confezione tecnica, facendolo diventare uno dei mockumentary più artificiosi di sempre.
Abbiamo un problema fondamentale, un problema che si chiama M. Night Shyamalan, che in questo caso non è quello di “Il Sesto Senso”, ma è quello del DOPO “Il Sesto Senso”, cioè uno che non ne azzecca una.
Questo tizio non ce la fa.. ogni volta parte da un idea interessante ma puntualmente non riesce a confezionarla, non riesce proprio a sfornare un'altra ciambella col buco. Eppure in questo caso, rispetto agli aborti cinematografici degli ultimi anni, sembra si sia sforzato di più nel confezionare un prodotto di discreto intrattenimento. Come già detto non mancano alcune trovare di regia interessanti, specialmente in un paio di azzeccatissime scene nella parte finale (no spoiler).
La trama è di quelle interessanti, almeno su carta. Due coniugi partono in vacanza e decidono di lasciare i propri figlioli dai nonni materni, nonni che non hanno mai visto (MA NEANCHE IN FOTO???? Me lo sono chiesto per tutto il film. NEANCHE IN FOTO????????). Col passare dei giorni si renderanno conto che i nonni sono affetti da leggerissimi disturbi psichiatrici.
L’idea dei nonni pazzi è cinematograficamente intrigante ed è motivo valido di interesse. Peccato che Shyamalan non abbia sfruttato bene il potenziale cartaceo ripiegando su scelte registiche maldestre e grossolane, come ad esempio giocare la carta dell’ironia con una certa insicurezza. Il pubblico in sala infatti ride.. ma probabilmente per un effetto involontario. Shyamalan purtroppo non è Sam Raimi, ovvero un genio visionario capace di fondere perfettamente l’elemento grottesco e a volte comico con il terrore puro, lui ci prova ma scatena una risata contraria, si ride per il senso del ridicolo e non per lo humor in se. Un pannolone di pupù sbattuto in faccia fa ridere, ma non per la comicità della scena ma appunto perché un momento di tensione viene interrotto da una situazione ridicola e inappropriata per quel momento, è una risata da “Vaffanculo”. Peccato non poter sfruttare le potenzialità di una storia allettante.
Di buono rimane ben poco, ma quel poco diciamo che vale. Ad esempio la sequenza dell’inseguimento, per gioco, tra i due bambini sotto le fondamenta della casa è ben costruita e direi anche abbastanza inquietante. Si lascia apprezzare anche la parte finale in cui i nonni sprigionano tutta la loro follia. Si poteva fare di più, certo, con quel potenziale… ma diciamo che Shyamalan in diverse occasioni fa il suo dovere abbastanza discretamente.
Attori sopra la media, specialmente la nonna… vera mattatrice del film. Abbastanza antipatici i due nipotini che desidereresti cotti al forno dopo i primi 15 minuti.
Concludendo, non ci voleva molto a fare meglio di quella porcata di “After Earth”, e nel bene e nel male qui ritroviamo un M. Night Shyamalan abbastanza fedele ad alcune sue opere prima del tracollo totale.
Se volete passare un momento di ALLEGRIA, sentendo tante persone ridere in sala, non andate a vedere l’ultimo cinepanettone di Boldi, ma affidatevi a questo “The Visit”, che non il suo vietato ai minori di 13 anni regalerà una seratina di intrattenimento a quasi tutti, con addirittura qualche Jump Scare riuscito. Che ci volete di pù? D'altronde lui è il regista del DOPO “Il Sesto Senso”.
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