"Chi nasce in mezzo a un secolo si sente sempre in bilico..."

Gino D'Eliso, tagliato il traguardo dei 50 anni, ritorna sul mercato discografico dopo ben 18 anni da Cattivi pensieri con Europa Hotel, disco di chiara ispirazione balcanica, terra dove il Nostro si era trasferito a partire dal 1986.

Diciotto primavere di pressoché totale silenzio discografico, se si eccettua una suite strumentale di 13 minuti pubblicata nel 1994 (e di cui sul web non si trova praticamente nulla).

Ad aprire il lotto di dodici canzoni "Samba dei missili", quasi un ossimoro tra una musica tendente all'allegro e il testo che parla appunto di missili, con evidente allusione alle guerre jugoslave, di cui l'ultima sarà proprio nel 2001.

"Marinai" fa ritornare il tema del mare caro a Gino, che ad esso aveva dedicato il titolo del primo album 25 anni prima.

La title-track è un omaggio ai Balcani, che fanno rima con "persiani". Sembra di ascoltare un frammisto di Bowie e Battiato, con un pizzico di Springsteen. Le parole sono scelte con cura, e c'era da aspettarselo da uno che aveva vinto un premio come miglior paroliere esordiente.

"I bambini di Sarajevo" fa subito pensare a "Padre a vent'anni" dei Pooh, dedicata chiaramente anch'essa alla guerra nei Balcani appena un anno prima.

"Radio Belgrado" la si associa istintivamente a "Radio Varsavia" del sopracitato Franco, anche se è questa, più che la canzone precedente, ad avere un finale commovente.

Il dittico "Ribelli sempre" e "Anni pesanti" assume i connotati della generazionalità corale, e nella seconda si canta la frase che apre questo scritto.

Proprio questa canzone risulta la migliore del disco, con una contaminazione di generi. Si apre con un tono lirico che fa pensare a "Comici cosmetici" di Alberto Camerini, per proseguire con un glam-rock simile all'Elton John di Goodbye Yellow Brick Road e accenni di musica da teatro di rivista anni Trenta, che fanno pensare ai pasticci musicali del Battiato del 1974-75.

Da questo momento il disco diventa più leggero, con "Roxy Mambo", la canzone meno a effetto della scaletta, e con le belle e sentimentali "Magari sarà domani" e "Le ragazze di Trieste", raffinate e commoventi.

Il finale è a sorpresa, con Gino che ci spara un uno-due sorprendente: "Oktoberfest", scritta nel 1983 per Patrizia Pazzani in arte Patrizia 'Zzani, con "Mitteleurock" la canzone più rappresentativa di questo genere; e "Cruisin' my life away", che ricalca le canzoni inglesi in voga a inizio 2000.

Quello prodotto e suonato da Gino D'Eliso è un grande ritorno alla discografia attiva nonché uno dei migliori lavori cantautorali del decennio, ben al di sopra di tutte le commercialate che andavano per la maggiore alla radio e in tv.

Europa Hotel apre la "trilogia digitale" di Gino, che fa pensare a quella del romano Flavio Giurato, che nel 2007, ma in una versione primitiva nel 2002, canterà la storia e farà la storia con il suo Manuale del Cantautore (la C maiuscola è d'obbligo).

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