1979. Mentre Franco Battiato inaugura la trilogia Cinghiale-Patriots-Padrone, densa di suggestioni orientali ed est europee, Gino D'Eliso è alla sua terza prova discografica su 33, la quarta se si conta il singolo come Vanessa Band. Ovvero, Santi ed eroi.
Ancora una volta, cambio di casa discografica, dalla Numero Uno alla RCA e questa volta alla Philips. A dimostrazione di un autore difficile non solo da inquadrare, ma anche da accettare, soprattutto per quella che era l'ottica nazionalpopolare e di larga fruizione dell'epoca.
La copertina ci suggerisce un misto tra Finardi e Graziani, per il quale peraltro Gino ha suonato il pianoforte ne I lupi due anni prima. Un rocker duro con tanto di immancabile sigaretta.
A proposito di Eugenio Finardi, i musicisti di questo album sono quasi tutti gli stessi della Cramps, ovvero il fior fiore della scena milanese del periodo. Calloni, Donnarumma, Callero, Pascoli e "violino" Fabbri, senza dimenticare Claudio Dentes e Tony Soranno.
E così come Diesel, uscito nel 1977, questo album è stato suonato, a detta dell'autore, "a mò di jam session", in un clima festoso che nell'album di Eugenio ben si ascolta in "Tutto subito", "Non diventare grande mai" e nella title-track.
Il tutto però filtrato dalla sensibilità triestina e mitteleuropea, e infatti proprio da qui Gino D'Eliso diventa "il sovrano del rock mitteleuropeo". Lui è stato per il centro Europa ciò che Battiato è stato per l'Oriente, ovvero una contaminazione musicale e concettuale che fa di entrambi dei personaggi di pregevole valore, nonché immediatamente riconoscibili. Già, perché a partire da qui Gino riesce a costruire una propria identità musicale più definita, dopo le prime due prove discografiche che andavano in direzioni troppo diverse.
A proposito di Ivan Graziani, tutto il lato A del vinile risente tantissimo delle echi del cantautore teramano. Chitarre elettriche a tutto spiano per due grandi inni, "Quelli più belli" e "L'età migliore", fino a raggiungere con "Iole antica Iole" una netta somiglianza che fa pensare subito ad Agnese, Paolina, Cleo...
Mentre il lato A oscilla tra rock e canzone d'autore, nella seconda facciata emerge di più la componente balcanica dell'artista.
Le canzoni di punta sono il singolone "Come sempre primavera", forse la canzone più famosa di Gino, "Santi ed eroi", dove musicalmente c'è l'influenza della musica est-europea, e "Povera gente", che a sorpresa si chiude con dei ringraziamenti recitati dalla voce che imita un bambino.
Una ironia presente pure in "Capitan Domenico", mentre la vena intimista aleggia in "Casa mia (Cuca moja)".
Passeranno quattro anni e un 45 giri, "Bigliardi/Mitteleurock", per vedere un nuovo album. Sarà Cattivi pensieri, apice artistico e al contempo fine della sua "età migliore", almeno per ciò che concerne la visibilità su larga scala.
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