Calda estate, riposo forzato.
A voi, sorridenti disertori dell’esercito delle Idee.
Smarriti lungo strade e percorsi stampati da passi che seguono bussole radiocomandate.
Sembra banale ma a volte basta qualcosa di soffice, riemerso da antichi anfratti o vecchi cassonetti, una quintessenza dell’anima, sperduta e giunta per dare il via a quella rivoluzione gentile, quel dolce adombrare.
Basta anche poco, a dire il vero.
Qualcosa di delicato e gradevole, un trasporto ad occhi chiusi in quel mondo, sempre lontano.
E offuscato da sogni sospesi a mezz’aria e realtà che lampeggiano, anche in cima a quel vortice di mellotron, granelle di tastiere semprefloydiane e chitarre luccicanti che avvolgono e portano al largo in una spumeggiante risacca.
Lontano.
Paint a Picture è un album di madeleines avvolgenti nel quale perdersi lentamente, un sussulto del cuore brillante come un diamante multicolore. Una versione sofisticata di Soft Prog, un concept solo accennato nella copertina dell’album ma che si sgretola in miriadi di particelle aeree, un suono leggero che snobba il suolo ed i suoi abituali frequentatori, che si eleva verso l’alto tra lucciole e timidi bagliori rubati ad amplessi lunari, tra migliaia di bolle di sapone.
Una estrema delicatezza negli arrangiamenti per un Prog sinfonico che morbido si evolve su linee di Hammond e mellotron, seguendo quella scia di symphonic rock minore di artisti come Barclay James Harvest e Cressida.
La formula è semplice, prendete 100 grammi buoni di Moody Blues, e attendete attendete che il burro rosseggi. A quel punto aggiungete delle granelle di The Piper at the Gates of Dawn dopo averle cosparse ben bene, poi prendete uno qualsiasi dei fratelli Gibb, si a caso e delicatamente adagiategli una piccola mela rossa in bocca e guarnitegli le orecchie con rametti di prezzemolo, poi adagiate il tutto su un foglio di carta oleata cospargendo e mescolando il tutto con il debut album di Spring e Ziggy Stardust and the Spiders from Mars, cospargendo le cavità interne con aromi di primati di Genesis & Yes, preferibilmente prelevati da qualche ghiacciaio isolato in Tibet.
Per essere proprio perfettini...solo in qualche brano cospargete il tutto con sale e pepe e fiammeggiate con del cognac.
A voi, sorridenti disertori dell’esercito delle Idee,
la Cena è servita.
Carico i commenti... con calma