Inizio dicendo subito che avrei dovuto scriverla prima questa mia “visione”, End of Chapter è un’opera che definisco come una delle sorprese estreme più belle di questo 2017, avrei dovuto, appunto, ma lo faccio solo ora, giusto perché credo che per descrivere dischi come questo servono tempo e ascolti, anche con lunghe pause nel mezzo. Così ho fatto, ed eccomi qui.

Per scavare fino alle radici profonde di questo quartetto, bisogna salire nei Paesi Baltici, in Lituania, a dispetto del nome francese del gruppo (che significa “su”, “in cima”), è infatti questo il Paese di provenienza del gruppo in esame, Vilnius per l’esattezza, la città che li annovera tra i suoi artisti, così come fu per gli studi del grande pittore Chaim Soutine, che non vedo male accostato a queste sonorità, ma qui si aprono ben altri capitoli… Questo lavoro arriva dopo un EP omonimo uscito nel 2015, che aveva in sé le tracce che vanno dal numero I al numero V (in caratteri romani), che questo End of Chapter riprende dal VI fino al XII, ultimo pezzo che porta anche il nome del disco, fine del capitolo, appunto. Alcuni “specialisti” in giro per la rete e sulle riviste di settore li definiscono Post Black Metal, io davvero lascio a chi è ben più esperto di me le categorizzazioni, personalmente mi limito a trasporre in parole quello che sento ascoltando, fine (del capitolo, per citare i suddetti). Quello che trovo qui è di altissima qualità, i tempi corrono via veloci, le tirate ci sono e sono gestite in modo egregio, così come quando il tutto rallenta e la voce da roca e tipicamente Black, torna chiara e limpida. Il tutto in questi quarantasei minuti sfugge davvero a facili classificazioni, ci sono atmosfere che ben si potrebbero inserire in generi diversi tra loro, anche se la violenza e il senso di gelida oppressione sono prevalenti e dominano i sentimenti che questo lavoro vuole trasmettere a chi desidera avventurarsi nella fredda caverna delle ombre. Secondo me, ben pochi estimatori di atmosfere e sonorità definite “estreme”, con tutto il ventaglio sperimentale che ci sta in mezzo, rimarranno delusi da questa prova d’autore di altissimo livello (ascoltatevi a massimo volume la traccia X), quando ci sono idee e padronanza del mezzo che ci si trova a maneggiare, il risultato non può che essere di alta qualità. Non è certo facile riuscire ancora a proporre album di questa intensità, Mantas, come già accennato sopra, alla voce da prova di bravura non comune, riuscendo davvero ad attraversare molteplici toni e sfumature dell’estremo, così come la tensione non accenna mai a calare durante tutta la pur breve durata del tutto, un tutto che va riascoltato più volte, anche a distanza di tempo, come ho cercato di fare prima di scrivere qui.

Ultima nota, la copertina. Cosa dire che non risulti banale di fronte a un artwork del genere? Se è vero che, come si diceva ironicamente qualche anno fa, la cover fa il 50% di un album, e che alla fine una bella copertina è la miglior presentazione per un gruppo emergente, beh, questa sta due spanne sopra, è di una bellezza struggente e colpisce senz’altro in mezzo a una selva di opere estetiche spesso pacchiane fino all’inverosimile! La piccola ragazzina bionda e pallida, che pare essere la nipote di un altro musicista vicino al gruppo, con queste due monete a chiudere due occhi blu (che vedrete aperti sul retro della copertina), oboli eterni e preziosi per il traghettatore, è di una forza emotiva da brividi e racchiude tutto quello che, musicalmente, troverete ascoltando l’album. Personalmente, in questa proposta, trovo parallelismi proprio con la Neckyia omerica, la pratica attraverso la quale le anime dei defunti vengono richiamate sulla terra per essere interrogate sugli eventi futuri, come Odisseo fece con Tiresia, così la musica degli Au Dessus sembra voler fare attraverso l’imago di questa bimba innocente, che nella veste grafica dell’album è, per l’appunto, presente defunta in prima istanza e poi desta, con uno sguardo vivo e tuttavia assente, pronta forse ad essere risvegliata temporaneamente, per i 46 minuti di durata di questo rito. Se vorrete interrogarla anche voi, buon viaggio.

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