Sean Booth e Rob Brown, meglio noti come Autechre, sono due tra i più grandi innovatori musicali della passata decade, pionieri dell'IDM e dell'Ambient-Techno, nonché ispiratori di una generazione di producer ed artisti che molto deve alla loro più che decennale ricerca artistica, ancora oggi in continuo fermento.
Due anni dopo il successo internazionale del masterpiece "Tri Repetae" (a tutti gli effetti un vero e proprio spartiacque nella storia dell'elettronica) i nostri ritornano sulle scene con "Chiastic Slide" (Warp Records, 1997), lavoro ancora più estremo e sperimentale del precedente, che segna la loro definitiva consacrazione a mostri sacri del genere. Nelle dodici tracce dell'album, infatti, Booth e Brown abbandonano in parte le atmosfere "groovie" e a tratti ballabili di "Tri Repetae" a favore di sonorità pesanti e di matrice industriale, accompagnate come sempre da ritmiche sostenute e sghembe, da sempre loro inconfondibile marchio di fabbrica.
L'interferenza dell'iniziale "Cipater" ci introduce ad un'ideale colonna sonora per una giornata in fonderia, con tanto di cambio di beat a metà pezzo e finale vagamente orientaleggiante, mentre il successivo e breve interludio "Rettic AC" sfocia nell'Ambient-Noise più tetra ed agghiacciante. Più pacata risulta "Tewe", che però non rinuncia a sottofondi cupi ed angosciosi, seguita dalla magnifica "Cichli" e dal suo perfetto mix di storture ritmiche e melodie eteree e stranianti, che tanto influenzerà i Boards Of Canada di "Music Has The Right To Children". La sospesa "Hub", tutta vuoti, sincopi e silenzi, evidenzia al massimo la componente ambiental-industriale del sound del duo, l'incedere epico e maestoso di "Calbruc" e "Recury" intimorisce ed ammalia al tempo stesso e l'ipnotica "Pule" sfiora, con le sue reiterazioni, la Trance più pura. La conclusione è affidata ai 13 minuti dell'infinita e delirante "Nuane", traccia-sintesi che pone fine ad un lavoro intenso e mai sottotono.
Completa il tutto il solito artwork ultraminimale e ridotto all'osso, caratteristica di ogni nuova uscita del gruppo scozzese di casa Warp. Gli Autechre, insomma, colpiscono ancora, e lo fanno con un lavoro ostico e non facilmente digeribile, forse leggermente inferiore al capolavoro "Tri Repetae", ma comunque inseribile tra i vertici indiscussi della loro discografia, un lavoro che, a nove anni dalla sua pubblicazione, suona ancora potente ed attuale. Un disco eccessivamente sottovalutato, senza dubbio da rivalutare. Voto: 4. 5
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