Rilasciato pochi mesi prima dell'ottimo "LP5", l'ep "Cichlisuite" (Warp, 1997) si appresta a percorrere i sentieri di quest'ultimo, rappresentandone una sorta di mini-bonus-cd, come tralaltro è accaduto spesso sugli ep targati Autechre, sempre legati in qualche modo a determinati album, pur non essendone mai promo o sampler.

Rappresentando in pieno quello che è il periodo di transizione che precede il cambio stilistico di fine novanta, all'interno delle cinque tracce sorgono sia le medesime parti melodiche discrete (anche se sarebbe più opportuno riferirsi ad esse come degli accordi) memori dei primi Ae, sia i primi limpidi esempi delle ritmiche decomposte e scoordinate, più tipiche invece dei secondi Autechre. Nel mezzo due novità importanti per lo sviluppo del futuro stile: la prima a livello di suono, adesso più scuro e opaco di quanto sentito sul pulitissimo e medioso "Chiastic Slide", quasi a far risaltare la sempre più acquisita freddezza meccanica delle composizioni; la seconda aprendo le porte a delle lontane quanto chiare influenze electro - soprattutto per quanto riguarda l'andamento sincopato dei beat e i substrati futuristici - che appariranno diverse volte più avanti ("Draft 7.30 in primis).

Questa novità è ben visibile sulle architetture digitali di "Yeesland" (che poi si evolve in terzi territori per certi versi 'drilleggianti') aprendo al trionfo di dissonanze e glitch secchi (ad abbellire le flebili parti melodiche) che trascineranno gran parte del lavoro (su tutti "Characi", un pullulare di rumori deformati, lame metalliche affilatissime) e la follia della fenomenale "Pencha": microsuoni circolari, laser spaziali, insani impulsi 8 bit e bassline agitata dalle frequenze esageratamente basse, che arriva a citare gli esempi più malati di quella dimenticata miami bass dei primi '90, di cui i due si dicono grandi appassionati. 

Le uniche concessioni alla melodia "pura" le si trovano su "Krib" (nostalgica, lentissima, ma con l'ormai classico sottobosco di contrappunti glitch) e sull'epica chiusura "Tilapia", (che propone un altro beat dal chiarissimo andamento electro, ma tatticamente mascherato da ruvidi errori sonori, carcasse minimali e gli ormai celebri 'clicks and pops' della Mille Plateaux).

Un tassello di grande importanza nell'evoluzione della creatura di Rob Brown e Sean Booth.

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