Questa volta ho deciso di recensire uno dei miei EP preferiti. Trattasi di “Gantz Graf” ad opera degli straordinari Autechre.
“Gantz Graf” consta di 3 tracce ed è uscito nel 2002, dopo “Confield” ma prima di “Draft 7.30”, e sicuramente è la loro opera più casinara in assoluto!!!
Infatti quella che è contenuta in questo CD di 15 minuti per certi versi non può nemmeno essere considerata musica. Per il 90% quest’opera è composta da break beat pulsanti, spacca timpani, tritati, centrifugati, inglobati e mitragliati!!! Ma allora perché ascoltarlo?? Semplice, perché gli Autechre sono geniali manipolatori di suoni, che riescono a rendere musicale perfino il rumore più assoluto!
Loro non usano dogmi: variazioni di tempo, silenzi improvvisi, breaks multi strato sono ormai il loro marchio di fabbrica, quindi ogni loro opera è un vero e proprio trip, un viaggio sonoro attraverso un universo che si esprime solo in codice binario.
1 – “Gantz Graf” – La title-track al primo ascolto è spiazzante: un muro di breaks impazziti e di distorsioni elettroniche investe (letteralmente) l’incauto ascoltatore. La tentazione è quella di skippare, ma ascoltando attentamente ci si accorge che tutta quell’accozzaglia di rumori ha un senso e un ritmo!!! Dopo più ascolti si può arrivare addirittura a ballare con la testa (come è successo a me… eheh :D)! Consiglio l’ascolto unitamente al video musicale (uno dei più allucinanti mai realizzati), che ci aiuta a coglierne meglio ogni sfumatura. Un Capolavoro.
2 – “Dial” - Un pezzo monotematico. Un break beat parte semplice, e col tempo muta in continuazione, inframezzato da sample vocali schizoidi, synths minimalissimi e vari “rumorini”. E’ come se un modem ISDN impazzito cercasse di collegarsi in continuazione, fallendo ogni volta (bello sto paragone… eheh:D).
3- “Cap.IV” – Stesso discorso di prima. Il break parte veloce poi rallenta, accelera, si scompone, si ricompone improvvisamente. Nella prima parte è presente anche una discreta dose di melodia, con sample vocali anch’essi più melodici. A metà brano poi entra in loop un break che parte lento (per così dire) poi accelera sempre di più, sempre di più fino a risultare (quasi) inascoltabile. Rumore puro. Un altro capolavoro a mio parere!
In conclusione, quest’opera è una pietra miliare del genere “glitch”, dell’elettronica più complessa che solo due geni come Booth e Brown ci potevano regalare.
Una vera esperienza unica!
Attenzione: non è fruibile da tutti però. Solo per veri “malati” di musica elettronica!
(P.S. un'altra esperienza inimitabile sono i genitori che piombano nella stanza al grido di: “ma questa me la chiami musica???” … ihih;-))
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