Gli Autechre, formatosi nel '92, sono due dj di Manchester. Per entrare nell' olimpo del genere techno ( e più in generale nella storia del rock " indelebile" ) è bastato il loro album d' esordio, questo " Incunabula ". Non starò qui a descriverne i vari brani perchè fondamentalmente è un lavoro molto unitario.
L' album va ascoltato tutto d' un fiato e nonostante la lunghezza elevata (oltre 75 minuti) non annoia mai. Questo per l'estrema complessità della loro musica, fatta di tempi dispari e sonorità molto, molto cerebrali. Sembra di essere proiettatai in uno di quei videogiochi arcade a scorrimento orizzontale molto in voga nelle sale giochi degli anni 80 (e oggi purtroppo scomparsi).
La loro musica infatti ha il notevole pregio di trasportare l'ascoltatore, di disorientarlo e consegnarlo ad uno stato di soffusa confusione. Man mano che il videogame di questi inglesi scorre, in noi aumenta la paura di incontrare qualche tranello sonico pronto ad entrarci in mente come una lama spuntata dal nulla trafiggerebbe il nostro eroe di turno.
Lo straniamento che ricercano è sempre ottenuto molto finemente, mai con escamotage urlati o sguaiati, ma sempre con la massima attenzione al dosaggio. Non ci sono sussulti rumoristici ad effetto, cling-clang da far venire il mal di testa. No, qui il mal di testa rischia di venire ma attraverso un gioco più sottile; un tappeto ipnotico di elettronica rarefatta, impalpabile e per questo davvero affascinante.
La cosa bella è che puoi far scorrere l'album sia ascoltandolo con estrema attenzione, sia come sottofondo ricavandone sempre un gratificante piacere. E questa non è cosa da poco, o comunque è una particolarità spiccata.
Gli undici pezzi sono affreschi di futurismo, sono ricerca sopraffina di suoni criptici, sono sicuramente capolavori del loro genere.
Un lavoro seminale, ( I Radiohead di "Kid A" , ad esempio ) ma soprattutto di grande qualità.
Indubbiamente uno dei migliori degli anni '90.
Game over.
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