Se vi è un solo mezzo passo falso nell'impeccabile produzione degli Autechre novanta, questi è rintracciabile in "Peel Session", ep del '99, che arriva subito dopo i fasti del monumentale "EP7" per il format del compianto guru di BBC, ma che consiste in realtà in registrazioni risalenti a quattro anni prima, in piena "Tri Repetae" era.

Non è solo per via dello "scomodo" predecessore che i due toppano, è proprio che difficilmente si riesce a trovare un senso che sia uno a quest'opera. Chiaramente il tutto è come al solito perfetto, la sperimentazione non manca, la programmazione suoni è eccellente, la resa finale idem, sembra però venire meno la profonda ispirazione, nonchè l'innovazione, che ha caratterizzato regolarmente ogni loro uscita; manca - e questo rappresenta una novità assoluta - la lungimiranza nella sempre geniale e pioneristica costruzione ritmica (qui nè più nè meno che cose già sentite), manca anche la maestria nel saper fornire colori particolari alle tracce, tramite l'intelligente multi-uso (dissonante, rarefatto, futuristico, profondo..), delle parti organiche, e dunque nei tappeti melodici e le loro timbriche.

E cosi non basterà l'ipnosi sconvolgente nonchè lo spettacolo digital-rumoristico offerto dalla clamorosa "Drane" per risollevare le sorti di un EP che non dice assolutamente nulla nelle altre due tracce, "Milk DX" che sembra uno scarto di Tri Repetae, e "Inhake 2" che ricorda i beat simil-hip hop di "Chiastic Slide" ma con pochissime variazioni strutturali, sfociando nella monotonia e sfoggiando inoltre suoni giocosi e motivetti banali che sembrano suonati random in un momento di scazzo in studio.

Probabilmente un periodo di annebbiamento, visto che a seguito ne uscirà un secondo volume che se possibile è ancora peggio. E dopo? "Confield" + "Gantz Graf", due capolavori giganteschi: quando si dice prove generali.

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