Davvero un esordio promettente quello degli Autolux, giovane terzetto di Los Angeles che, a circa un anno di distanza dall'uscita sul mercato americano, presenta al pubblico europeo l'interessante "Future Perfect". Nonostante la scarsa esperienza dei tre ragazzi, che hanno alle spalle solo qualche apparizione in gruppi della scena Losangeliana, la loro musica sembra aver destato l'attenzione di Trent Reznor (che ultimamente sta dimostrando di avere grandi doti di talent scout oltre che di musicista) il quale se li è portati come gruppo di supporto in alcune date del suo ultimo tour per il nuovo disco dei Nine Inch Nails.
In effetti "Future Perfect" risulta un lavoro molto ispirato che mette il luce ottime doti compositive e che ci fa capire che i tre ragazzi hanno davvero un ottimo talento musicale, ma la cosa che più si evidenzia sono le numerose influenze di gruppi fondamentali nella storia del Rock degli anni '80 e '90. La prima e più evidente di queste è quella degli indimenticabili ed indimenticati Sonic Youth che sembrano aleggiare in tutto il disco (soprattutto nel suono delle chitarre) e che rappresentano il riferimento principale, anche se in realtà sono tanti i gruppi a cui si può pensare ascoltando le note di questo disco dagli Yo La Tengo ai My Bloody Valentine.
Per quanto riguarda l'ascolto: l'apertura viene affidata a pezzi abbastanza controllati con atmosfere quasi rarefatte ma che richiamano comunque le tipiche sonorità Rock sprattutto nel suono un po' distorto di chitarra che pervade in tutta l'opera, da menzionare su tutte la cupa ma splendida "Subzero Fun" e "Sugarless" uno dei pezzi più orecchiabili. Nella seconda parte non mancano episodi più tirati ed immediati come "Robots In The Garden", song breve ma intensa che si candida come migliore traccia del disco, accompagnati da splendide ballate tra cui spicca "Asleep At The Trigger" pezzo d'atmosfera in cui la voce, quasi sussurrata, sembra essere uscita da uno dei migliori dischi post rock.
Alla fine il disco risulta comunque abbastanza omogeneo ed è pervaso da atmosfere coinvolgenti che sembrano sostare in bilico tra sogno e realtà. L'unico difetto che si può riscontrare in questo lavoro è forse la poca personalità dei tre che pur confezionando un disco sopra le righe non aggiungono nulla che non sia stato già detto o fatto da altri limitandosi ad attingere dai numerosi (ed ottimi) punti di riferimento. Ma, visti i tempi che corrono, bisogna sapersi accontentare e comunque elogiare l'ottimo risultato sperando che sia di buon auspicio per un lungo e più incisivo futuro.
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