Mi appresto a ri-recensire questo secondo LP del giovane quintetto californiano perché, a mio avviso, le due precedenti recensioni non hanno descritto i reali parametri dell’album in questione. Insomma, questo "City of Evil" non è né un capolavoro, né una “commercialata” da quattro soldi. E’, a mio avviso, un album coinvolgente e ben prodotto, ma coi suoi pregi e i suoi difetti.
“Partiamo col dire che il gruppo ha cambiato etichetta firmando per una major quale la Warner e, appresa la notizia, molti fan distorsero il naso al tempo” .
Diceva una delle due precedenti recensioni. A mio parere, sembra il solito insensato attacco contro gli artisti che, passando da un’etichetta indipendente a una major, vengono considerati “commerciali” e “svenduti”. Infatti, se ci pensiamo bene, sono uscite anche cose buone (…Va beeeeene! Sono più numerose quelle negative, ma tralasciamole un attimo) sono state sfornate da etichette come la Warner (il primo esempio che mi viene in mente: "Blood Mountain" dei Mastodon). Inoltre gli Avenged Sevenfold, passando da un genere tanto popolare e di moda come l’emocore e abbandonando lo pseudo-scream/pseudo-growl che tanto fa colpo sugli adolescenti, mostrano il coraggio di scegliere un genere più sofisticato e personale.
I cinque di Huntington Beach infatti propongono in questo loro terzo lavoro un genere particolare, un amalgama di varie influenze stilistiche, passando da ritornelli hard rock a gallopate “maideniane” e ad accelerazioni in stile Helloween. In questo modo, uscendo dai proposti, riproposti e ri-riproposti canoni dell’emocore/metalcore (che, come vedo, a molti hanno stufato), Matthew Shadows può adottare una voce nasale molto personale -scusate la rima-, Synyster Gates e Zacky Vengeance possono mostrare il loro affiatamento alle chitarre, Johnny Christ al basso acquista maggior importanza mentre “The Rev” può offrirci un drumming più vario.
L’album rappresenta un passo avanti rispetto al precedente (che può valere 5* solo per un appassionato di emocore) anche per la varietà dei pezzi proposti. Il segreto per cogliere la bellezza (?) del cd è quella di ascoltare l’album nella sua completezza, quindi non dando un giudizio affrettato in base al singolo commerciale che si è visto in videorotazione. Infatti gli episodi più sfortunati di questo "City of Evil" sono le hit "Beast and the Harlot" e "Bat Country" che si fanno ascoltare per il loro irresistibile ritornello ma dopo il quarto/quinto ascolto sono già diventate insopportabili. In un crescendo di qualità delle canzoni, si passa al trio "Sidewinder-Burn it Down-The Wicked End" che forse rovinano con ritornelli dispersivi ed eccessivamente mielosi, rispettivamente un finale in chitarra “spagnoleggiante”, un intro di chitarre e un giro di basso iniziale da paura. Salendo di un ulteriore gradino, si ritrova la ballata -in puro stile "Use Your Illusion"- "Seize the Day" che, sebbene dotata di lyrics sufficientemente profonde e strappalacrime, non scade mai nella banalità.
I brani meglio riusciti sono i rimanenti cinque. Le folli "Trashed and Scattered" e "Blinded in Chains", che soddisfano i più affamati di velocità, non trascurando però la melodia (che è il fulcro dell’album in questione); la malinconica "Betrayed", dedicata al compianto Dimebag, in cui linee di chitarra assai azzeccate rendono appieno l’atmosfera della canzone; la più seria (per le tematiche affrontate) "M.I.A." e la completa "Strenght of the World", in cui vi è di tutto: un intro in archi, cori nel ritornello e un incredibile assolo finale in cui si vede, oltre al già citato affiatamento tra i due chitarristi, la bravura del solista in particolare, Brian Haner Jr. (in arte Synyster Gates), figlio d’arte (Brian Haner Sr. è un discretamente famoso chitarrista acustico) e dotato, nonostante la giovane d’età, di una tecnica completa ed invidiabile, grazie anche alla sua formazione jazz.
Scellerata dunque la definizione degli Avenged Sevenfold come “Blink 182” del metal visto la complessità di alcuni dei brani proposti e per il vero punto forte di "City of Evil": le chitarre (l’album in questione è stato inserito nella lista dei migliori 100 album per chitarra di tutti i tempi da Guitar World).
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