Gli Avion Travel sono un gruppo dalle mille sfumature.
Due in particolare emergono al di sopra delle altre: la teatralità tutta partenopea del cantante Peppe Servillo e il funambolìsmo strumentale della (piccola) orchestra.
Ora, notoriamente, teatralità e virtuosismo tecnico non vanno molto d'accordo conl'immediatezza espressiva richiesta alla musica leggera italiana, alla cui dimensione questo gruppo, in fin dei conti, appartiene. E allora c'è poco da sorprendersi se un gruppo talmente creativo abbia cercato di percorrere sentieri artistici alternativi alla tradizionale forma-canzone, più impegnativi ma anche più idonei a sviluppare l'enorme potenziale espressivo in parte ancora latènte.
"La guerra vista dalla luna", operetta musicale in un atto, consente alla band casertana di esprimere al meglio le sue due anime, quella istrionica e quella funambolica. Per questa nuova esperienza artistica Servillo & Co., avvalendosi della preziosa collaborazione di Fabrizio Bentivoglio, traggono lo spunto tematico dai grandi poemi cavallereschi medievali ("Orlando Furioso" in primis), dai quali tuttavia prendono le distanze, puntando ad evidenziare la goliardia di fondo dei personaggi e della vicenda narrata, a scapito dell'epica solennità che caratterizza tipicamente le canzoni di gesta. Una vera e propria parodia del genere insomma, trasposta in un operina musicale.
La trama: Capitano Manidoro-Fabrizio Bentivoglio e il fido scudiero Gaetano, alias Peppe Servillo, sono due (anti-)eroi di una guerra che vede opposti cristiani e saraceni. Caduti in battaglia praticando "il contrabbando normale dei giorni di guerra" e giunti all'aldilà, i due chiedono di ricevere gli stessi onori tributati normalmente ai caduti. La situazione, nella sua comicità paradossale, offre poi lo spunto per una serie di riflessioni ontologiche, sulla vita e i suoi piaceri, sulla morte, sull'innocenza perduta e, naturalmente, sulla guerra, vista principalmente come forza aberrante e distruttiva.
Un'ironia di fondo vela - rendendole accettabili - le considerazioni dei personaggi, conferendo ad esse il carattere dell'estemporaneità: è come se essi stessi, nella loro inconsapevole goffagine, invitassero il pubblico a non prenderli troppo sul serio. Nulla di quel flusso vitale in continuo divenire che è l'universo può essere cristallizzato in una sentenza. Ergo, non ci sono verità assolute. Questo sembra essere il messaggio finale, ammesso che ve ne sia uno.
Dal punto di vista musicale, la matrice orchestrale riesce a fondere alla perfezione, come nello stile della Piccola Orchestra, il gusto melodico della grande musica leggera italiana, la musicalità partenopea, perfetta nell'enfatizzare i momenti più frenetici della narrazione e il carattere tragicomico della vicenda e dei personaggi, oltre che la migliore world-music e le ormai celebri sfumature jazz.
Una menzione particolare merita poi la splendida chitarra acustica di Fausto Mesolella, musicista dalla versatilità unica, in grado di spaziare con disarmante maestria dal jazz, alla musica etnica (con un interesse particolare alle musicalità arabesche), al flamenco, alla musica leggera. Questo disco insomma è consigliato a chi ama gli Avion Travel e vuole vederli all'opera in qualcosa di diverso, in grado di esaltarli veramente.
D'altra parte, gli appassionati di opera classica, forse è meglio che ci girino a largo, a meno che non cerchino qualcosa di estremamente leggero e disimpegnato, che strappi un sorriso di tanto in tanto. P.S. Il voto è 3.5
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