Suono di tamburi. Bassi, soffocati. Quindi una chitarra. L'attacco è quasi da pizzica napoletana, mi viene in mente il caldo, il profumo del sale... che altro? "In spiaggia ho fatto il pagliaccio per mettermi in mostra agli occhi di lei".
Mi piace pensare a una spiaggia non molto affollata, la sabbia bianchissima. Mi piace pensare agli anni in cui tutto rinasceva, e le ragazze portavano grandi occhiali da sole. C'è un sole abbastanza forte ma il vento ne smorza i raggi. Torna la chitarra. La voce non è che la ovvia traduzione della musica: le corde pizzicate pizzicano l'interessato, il marito di lei. La musica indaga, lo schernisce, mesce ironia con melanconia, soddisfazone con desiderio: "dovevi immaginarlo che presto o tardi sarebbe andata via da te", e insiste la batteria "l'hai sposata sapendo che lei, sapendo che lei moriva per me". La musica pensa, la musica immagina, sogna. Come un uomo solo su un palcoscenico in un teatro vuoto, la voce si perde nel sogno. Essa è trasportata da un cullante sassofono che sembra suonare da molto lontano. Essa si libra come su un tappeto volante. E la realtà si scioglie.
Ora mi piace pensare a una stanza di com'erano le stanze duecent'anni fa. C'è un grande letto bianco e le tende sventolano lasciando intravedere un balconcino illuminato dalla luna. Tutto è come governato da una legge silenziosa, che non si può infrangere. E torna la chitarra a scandire i movimenti di lei. Non resisto. "E tutta la guardai". E' una bellezza che non posso immaginare: "Sembrava un angelo!". E' un crescere di emozioni. I battiti non si contano più. Il petto sta per esplodere. E' un orgia di sensazioni. Un piano birichino sta sugli acuti, ti prende per mano e ti trascina nel ritmo che ora è irresistibile. E il finale: un orgasmo di piacere. E' un amore contagioso, una forza molto più potente di qualsiasi droga, un contrasto che urla. "Lei mi amava, mi odiava, mi amava, mi odiava, era contro di me". E non posso resistere, non voglio reprimere. Per un attimo la chitarra rallenta i gesti di lei, come a volerne fare una statua, una Venere. Quindi torna il piano, come un'onda di sesso irrefrenabile che ti ubriaca fino a impazzire... "Mi diceva: sono tua, e nel sogno io la baciai". Nuovo orgasmo. Nuova esplosione di piacere.
Una canzone. In fondo, solo una musica. Una poesia. Un po' di teatro.
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