Chi sono? Fatti i cazzi tua! C'è scritto tra l'altro. Quello che mi appresto a recensire è un capolavoro assoluto capostipite del black e del viking metal quanto Burzum ed i Bathory, del Jazz quanto JOHN COLTRANE, del raggae come Bob Marley, in effetti trovo che il suddetto cd abbia ispirato e influenzato notevolmente gran parte della scena compresa la musica classica (pare che Beethoven si sia ispirato a uno dei brani qui presenti per comporre la celeberrima nona sinfonia): avete capito bene, sto parlando di Crazy Frog di Axel F (f come fashion). La copertina potrebbe indurvi in inganno, potrebbe apparire un disco facile, leggero, ma è solo ascoltandolo e riascoltandolo che si riuscirà ad apprezzarne la vera essenza; infatti questo è un cd molto difficile da assimilare, ma sono sicuro che ognuno di voi dal metallaro al ragazzo yoyo troverà qualcosa di familiare, qualcosa che gli è proposto da anni dai suoi beniamini che tuttavia pur impegnandosi al massimo non riescono a raggiungere il talento e la classe nella composizione di questo Axel F. E se anche riuscissero, i loro brani non avrebbero mai un'intensità anche solo minimamente paragonabile a quella dei brani di Crazy Frog.
Ascoltare per credere, "Radio Edit", la opener: delle urla inumane e disperate che Burzum ha sempre tentato di imitare ci introducono a un brano frenetico e da un'atmosfera in un certo senso iberica (flamenco infatti è un'interpretazione scorretta di F che invece sta per fashion). Si passa poi a "Bounce Mix", veloce, violenta e brutale dove Axel si esibisce in growl malati e grotteschi in una canzone che ha un testo che altro non è che una riflessione sul marcio della società moderna. Si coglie una decadenza infinita, un gotterdammerung della borghesia e dell'imperialismo; i principali esponenti del Death e anche ma non solo del comunismo e soprattutto Luchino Visconti si sono ispirati a questo brano per realizzare i loro lavori. "Bounce Mix Instrumental" è un brano interamente strumentale dove il delicato suono delle tastiere accarezza l'orecchio dell'ascoltatore che per un attimo si trova quasi trascinato via da un malinconico sassofono il cui suono mesto avvolge qual soffice nebbia l'ascoltatore che privato del mondo circostante può arrivare a scrutarsi l'anima e a capire quanto l'uomo sia solo all'interno dell'universo. Coltrane ha tentato senza peraltro riuscirci a far raggiungere all'auditore simili emozioni ispirandosi notevolmente a questa stupenda ballad. Introdotta da cori seguiti da pesanti schitarrate, con il suo mefitico growl rappato "Reservoir Frogs Remix" è una lunga suit di trentotto minuti (i Manowar ci hanno provato ma più di ventotto minuti non gli è riuscito ma almeno non sono stati noiosi come i Dream Theater che senza offesa suonano musica che imita imitazioni di questo inarrivabile capolavoro) dove il Viking si mischia col Rap e l'allegria del Raggae si fonde con l'infinita tristezza del Gothic. Un brano assolutamente indescrivibile, come indescrivibile è questa opera d'arte che Michelangelo stesso ha usato come sottofondo musicale mentre si concentrava nel cogliere la divina perfezione del Signore Dio Nostro (per gli amici SDN) mentre lo rappresentava sui muri della Cappella Sistina, residenza oggi dell'eminentissimo Reichsfuhrer Des Vatikan Joseph Ratzinger.
Mai scontato, mai raggiunto, sempre fashion.
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