Il batterista romano Davide Guidoni non è certo un nome sconosciuto a chi ha seguito, nel corso del tempo, la scena progressive italiana dagli anni ’90 fino ad oggi: ha infatti suonato con gruppi come Taproban, Nuova Era, Aries, Gallant Farm, The Far Side e Pensiero Nomade portando sempre il suo tocco di classe. Ha successivamente stretto un forte sodalizio con il tastierista bergamasco Alfio Costa nel progetto dei Daal. I Daal sono ormai una delle realtà migliori del panorama prog italiano come dimostrano anche gli ultimi 2 lavori usciti in contemporanea “Decalogue Of Darkness” e “Never Fallings Into Living Origami“). Ora Guidoni si cimenta con un disco solista – intitolato “Echoes From The Undertow” - sotto la sigla B-Rain. Per l’occasione si è circondato di collaboratori del calibro del suo compagno nei Daal Alfio Costa (alle tastiere), Luca Pietropaoli dei Fonderia (agli ottoni), Vincenzo Zitello (agli archi), Roberto Vitelli degli Ellesmere (alle chitarre), Salvatore Lazzara dei Pensiero Nomade (chitarre) e Steve Unruh dei Samurai Of Prog (violino elettrico e flauto). Dico subito che forse qualcuno potrebbe anche rimanere spiazzato da questo lavoro: siamo infatti di fronte ad un disco di avanguardia con molti riferimenti alla musica elettronica e all’ambient. Fin dall’iniziale “Far From The Madding Crowd” – una breve traccia che può ricordare “The Pearl” di Brian Eno e Harold Budd - siamo immersi in un’atmosfera soffusa e malinconica, in un paesaggio nebbioso e sfumato evocato già dalla bella copertina. Con la successiva “Lakeshore” l’inizio con il flauto ci introduce in una dimensione quasi misticheggiante mentre la musica si colora di fumature cangianti grazie alle timbriche degli archi. La title-track è caratterizzata da ritmiche minimali e raffinate su cui svetta una malinconica tromba. Il pezzo forte del disco è sicuramente rappresentato dalla lunga “Descending Mist” (oltre 20 minuti): le ambientazioni sono lente e immobili: ci troviamo in territori molto vicini all’ambient – per intenderci ad artisti come Steve Roach e Vidna Obmana – ma poi, nella seconda parte, la musica si fa più oscura, e dinamica con le ritmiche in sottofondo a creare un sottofondo ipnotico: davvero un grande brano. “Echoes From The Undertow” è sicuramente un disco interessante e raffinato che mi sento di consigliare, oltre che ai seguaci più aperti del prog, agli amanti dell’elettronica e dell’ambient. Disponible su Bandcamp: https://daal.bandcamp.com/album/b-rain-echoes-from-the-undertow.

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