Ho scoperto questa band recentemente, grazie al videoclip de “L’uomo migliore”, opening track di questo “Resta un pizzico di delusione nella delusione”. Mi sono trovato ad ascoltare un album di puro rock, come ultimamente se ne ascoltano pochi. Si nota da subito che i Babel hanno poco a che fare con le varie mode del momento, e quindi se ci si aspetta rimandi shoegaze o dream pop meglio cambiare strada subito. Qui si parla del rock che dalla seconda metà degli anni ’90 ha assunto un aspetto sonoro spesso granitico, senza però lasciar dietro momenti più quieti e melodici. I Babel sembrano entrare perfettamente in questo tipo di situazione, con un album dove le chitarre hanno spesso il suono di un macigno che si abbatte sulla tua testa, e dove anche quei momenti più melodici in realtà non perdono mai il mordente e la grinta che contraddistingue tutto questo lavoro. La scelta del cantato italiano è senza dubbio coraggiosa, anche se ammetto che in più momenti mi sono chiesto che effetto avrebbe fatto sentire queste canzoni con una voce in inglese. E sono giunto alla conclusione che non necessariamente sarei stato più soddisfatto. Credo infatti che in questo album ci sia molta Italia, molta provincia, non tanto per i testi in sé ma piuttosto per l’atmosfera generale che si respira durante tutto l’album: una tensione continua, una sensazione di poco conforto che sembra portarti proprio nella provincia fredda e nebbiosa della Lombardia da cui i ragazzi provengono.

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