Provateci voi ad ingabbiare Pete Doherty.

Le bravate in coppia con Kate Moss hanno oramai oscurato quelle cose buone che il "buon" Pete ha fatto in carriera (il primo dei Libertines, qualcosa dal "The Blinding E.P.") ed aizzato i detrattori su quelle cattive ("Down In Albion", eccetto tre episodi, è stato francamente un caotico buco nell'acqua). Come, quindi, tirar fuori il meglio dal (sembrerebbe ex) tossico per eccellenza?

E' quello che devono essersi chiesti alla Parlophone, ed il bivio è sempre quello: "incanalare" il talento di Doherty in una strada più regolare e metodica (ma inevitabilmente sacrificarlo), oppure lasciarlo a briglia sciolta (e rischiare la débacle dell'opera prima). La strada prescelta pare essere la prima, vista la virata sul "mastino" Stephen Street come produttore. Come volevasi dimostrare, pare che le liti tra il capobanda ed il sergente di ferro siano state numerose, e tali, da indurre Street ad allontanarsi infuriato varie volte dagli studi di registrazione, per poi tornare supplicato dagli altri componenti della band. Aggiungiamoci le velleità individualistiche di Pete (il suo disco da solista sembra addirittura quasi pronto), e la frittata è pressochè fatta. Pressoché, perché il nuovo "Shotter's Nation" si rivela un buon album, in un paio di episodi persino sorprendente. 

Il disco parte evidenziando un impronta stilistica ben definita; un giro di chitarra sghembo e disordinato ci introduce a "Carry On Up The Morning", libertinesiana fino alle viscere, che già conferma il sound pesantemente ripulito rispetto all'esordio (e già messo in mostra nel precedente e.p.). Il primo estratto "Delivery" è una guitar pop/garage song che Pete ormai può scrivere ad occhi chiusi, la sei corde saltella piacevole e vitale, e la voce di Doherty mantiene quel timbro fra lo scazzato e lo stonato che ormai è un marchio di fabbrica. Incisiva la melodia di "You Talk", che ci introduce ad "Unbilo Titled", lentone chiaramente ispirato a certe atmosfere da britpopper eternamente depresso. "Side Of The Road" è un garage punk di due minuti pieno di continui cambi di ritmo, e scorre via piacevole, così come "Crumb Begging Baghead" presenta delle sfumature vagamente "bluesy". Degno di nota anche il secondo singolo "French Dog Blues", scritto a sei mani con la Moss e Ian Brown. Si passa poi, d'un sol colpo, dalla strokesiana "Baddie's Boogie" al british pop più classico di "Deft Left Hand", tralasciando "Unstookie Titled", innocua ma in possesso di una piacevole coda strumentale e di un buon giro di basso. Sono comunque due i gioiellini del disco: la swingata e splendida "There She Goes", ex canzone dei Libertines, l'unica ad avere qualche "parentela" con i pezzi contenuti in "Down In Albion" (viene subito in mente "La Belle Et La Bête"), ed il colpo di classe finale "Lost Art Of Murder", scritta interamente da Pete, ed indicativa di quello che di bello il ragazzo può estrarre dal cilindro sul piano melodico ed emozionale. 

Sembra un buon re-inizio per gli 'shambles, questo "Shotter's Nation", ed auguriamoci quindi che lo sia veramente. Ma non si sa ancora se imbrigliare (anche solo parzialmente) il talento di Doherty sia una mossa azzeccata anche a lungo termine. Vedremo, ora che, oltretutto, sta per arrivare la risposta di Barat con i suoi Dirty Pretty Things.

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