Boh.
Il 29 ottobre i Bad Religion hanno pubblicato "Christmas Songs", EP composto da otto cover di classici natalizi (tra cui "O Come All Ye Faithful", che sarebbe la nostra "Adeste Fideles", e "Angels We Have Heard On High", cioè "Gloria in Excelsis Deo") e un sigillo finale costituito dal remix andywallaciano dell'immortale "American Jesus".
Si alza un sopracciglio.
Ti ascolti il disco. Si alza anche l'altro.
Perché è come assaggiare per la prima volta una pietanza iraniana. Certi ingredienti li conosci, i sapori non sono troppo distanti da quelli abituali, eppure c'è una sensazione di lieve spaesamento. Una sorta di "fuori contesto". In altre parole: ma che STRACAZZO ci fa un gruppo che non solo è una leggenda del punk, ma che ha pure come simbolo il "crossbuster" col Natale, un concentrato di religione, valori tradizionali e capitalismo, ossia tutto ciò contro cui un crestato scaglierebbe la sua maledizione?
C'è che però poi vai a leggerti un'intervista fatta da Rolling Stone a Graffin il genio, e scopri certe cose che magari non sapevi o non avevi colto. Ad esempio che Greg da piccolo cantava in un coro che poi è diventato un'influenza ineliminabile- e quante volte in vita nostra abbiamo fatto l'amore coi cori dei Bad Religion? Che Graffin non solo celebra il Natale, ma lo apprezza fortemente. Che è sicuramente un disco impregnato di una certa ironia, diretta però contro la secolarizzazione contemporanea e i lati fanatici dell'interpretazione religiosa. Ok, va bene, torniamo ad ascoltarlo.
Infine capisci che "Christmas Songs" di fatto ricalca l'intervista, come questa ricalca il disco. I Bad Religion ci dicono: ok, noi prendiamo questi brani tradizionali e li trasformiamo in creature bastarde infarcite del nostro punk, che se la vostra bisnonna bigotta li sente devolve la sua eredità milionaria alle Orsoline; a noi però il Natale non dispiace, e suonare queste cover non è un tradimento dei nostri ideali; alla fine, comunque, vi piazziamo uno dei nostri inni antirepubblicani e antinazionalisti, così vi eliminiamo ogni dubbio residuo, se ne avevate: siamo ancora i fichi di una volta.
Tuttavia, non riesco a non restare perplesso. Per carità, io sono un punkabbestia sentimentale, e nella mia mente malata mi sono figurato molte volte, per dirne una, un coro di voci bianche che agita le candele e canta "Wasted", quindi questo EP non mi dispiace necessariamente. L'incipit di "White Christmas" pare un pezzo dei Ramones, e poi ti fai una risata, e certi esperimenti sono riusciti in modo notevole. Eppure...sarà che mi ricordo, a torto, di "How Could Hell Be Any Worse" e di "Suffer", sarà che il mio omino punk del cervello è troppo intransigente...ma ripeto: boh.
(qui il link del disco; se non altro, acquistandolo aiuterete la SNAP, organizzazione pro vittime degli abusi sessuali dei preti. Una sorta di ironia anche questa, ma sicuramente più amara.)
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