Era circa la metà del 2012 quando i Bad Religion annunciano un nuovo album, ma non un album come gli altri, il sedicesimo, l'ultimo. Il loro canto del cigno. "The World won't stop, but we will" era l'annuncio che però portava con se una promessa. La promessa di una chiusura di carriera come poche altre, con fuochi d'artificio, in grande stile, con un nuovo "No Control", il lascito di più di 30 di punk rock di livello superiore, di rinnovamento, di limiti infranti. Ed è già gennaio quando la leggenda si manifesta di nuovo, è come un apparizione, sappiamo cosa succederà e sappiamo quanto rassicurante potrà essere. Una certezza. Una delle poche che possiamo avere a prescindere.

Infatti è tutto come previsto. 16 brani in 35 minuti. La partenza è la migliore possibile, quella "True North" veloce, breve, concisa che rimanda ai fasti della triade: "Suffer", "No Control", "Against The Grain". Descrivere quest' inizio è facile: sono i Bad Religion, non è una novità, la ricetta e di quelle antiche ma inossidabile, il risultato sarà sempre superbo e non c'è la minima possibilità che risulti deludente o vecchio o comunque non più buono. Così abbiamo la velocissima "Vanity" che sembra uscita da "No Control" o da quel periodo, 1:01 in cui sembra di sentire una band agli esordi senza 30 anni e passa di carriera sulle spalle, debuttante ma già più esperta di chiunque altro, insomma nessuna traccia di invecchiamento e un testo cattivissimo e sincero come solo loro sanno fare. Notiamo anche che il Dott. Graffin ha di nuovo centrato il bersaglio, i testi suoi o di Brett Gurewitz che siano (quest'ultimo canta pure in "Dharma and the Bomb) sono come al solito una superba espressione di sincerità, rabbia, sono cattivi, realistici, con i soliti rimandi alla "Cattiva Religione" radicata nella vecchia, difettosa società americana; il Cristianesimo nella sua forma più ipocrita attaccato con una critica feroce e senza scrupoli come merita, impossibile poi , ad esempio, non riconoscersi nel desiderio di vedere finalmente uno sguardo puntato al futuro da parte di un mondo "vecchio inside" (scusate, non ho resistito, chiedo venia) di "Past Is Dead". 

Echi di "Stranger Than Fiction" si odono in "Hello Cruel World", unico brano del disco a superare a superare i 2:40 con i suoi 3:50, è più lenta ed è forse il punto più basso dell'album, ma si è a conoscenza del fatto che qua il concetto di "basso" è molto, molto relativo. Agli antipodi, sul piedistallo troviamo la bellissima "Robin Hood In Reverse" traccia n. 3, in particolare il lavoro dei chitarristi è una gemma, la velocità e la melodia che sanno dare è impagabile. E che album dei Bad Religion è senza cori, quei cori perfetti, il loro marchio di fabbrica, la loro arma in grado di elevarli più in alto degli altri? Ovviamente anche in quest' ultima opera ne abbiamo degli esempi perfetti e possiamo concludere che è difficile fare meglio.

Da citare ancora come punti più alti dell'album "Nothing To Dismay", "Crisis Time" e "My Head Is Full Of Ghosts" ma è difficile scegliere.

Alla fine è arrivato il momento, un treno in marcia da decenni si sta per fermare, una band che ha fatto della costanza il proprio secondo nome. Il testamento è stato scritto, l'eredità è di quelle pesantissime.

La domanda che ci possiamo porre nel silenzio che segue "True North" è una sola: riuscirà qualcuno a fare meglio? A volare più in alto? La risposta è facile: probabilmente no.

Voto all'album 4.5/5 (arrotondato per eccesso e ci mancherebbe altro!)

Voto alla carriera 10/5 

Carico i commenti...  con calma