Il mio approccio alla musica dei BADBADNOTGOOD è stato casuale. Un video su Youtube, quello del singolo "Can't Leave This Night" trovato per caso, mi ha fatto scattare la curiosità di ascoltare questa band di Toronto. Un giovane trio jazz, come dice la loro scheda su Wikipedia. Voglio saperne di più, e scopro che hanno già all'attivo tre album e numerose collaborazioni. Decido di ascoltare il disco nuovo, uscito lo scorso sei maggio.
Con sorpresa scopro che "III", questo il titolo dell'album, è molto più di un disco jazz. Un caleidoscopio di generi perfettamente amalgamati. Una fusione di stili incredibile che fa di questo disco il più riuscito della band canadese. C'è jazz, ovviamente, spalmato in quasi tutte le nove tracce dell'album, ma c'è anche altro, molto altro.
Nell'iniziale "Triangle" si sente tutto l'amore per il jazz dei BBNG. Un pianoforte morriconiano, il contrabbasso che marca il tempo e un sound che avvolge e ci fa muovere la testa e i piedi seguendo il ritmo. Sembra di stare in un film di James Bond, e in certi punti mi ricorda l'ottimo album di Daniele Luppi con Jack White e Norah Jones di un paio d'anni fa. In "Confessions" appare lo strumento jazz per antonomasia: il sassofono. Un sassofono sensuale, caldo, che crea un'atmosfera notturna ammaliante e dannatamente coinvolgente.
Nei 50 minuti dell'album c'è però, come dicevo, tanto altro. C'è l'hip-hop per prima cosa. Hip-hop strumentale, suonato con una maestria e una capacità spettacolare di avvolgere l'ascoltatore. Nella lunga "Kaleidoscope" il ritmo accelera improvvisamente e mi ricorda i The Roots di qualche anno fa, i The Roots che imbottivano la loro musica di suoni soul presi in prestito direttamente dai locali black newyorkesi degli anni settanta. Un tripudio di suoni e di colori e di aperture orchestrali che fanno di questo brano uno dei picchi della nuova creatura della band canadese.
"Eyes Closed" e "Hedron" sono altri due momenti intensi e ricchi di sfumature. Nel primo pezzo gli echi jazz si fanno ancora protagonisti, ma c'è un'assassina base hip-hop, un tappeto elettronico di synth in sottofondo e una chitarra che fa capolino nella parte centrale che stratifica e arricchisce questo brano mandandoci in visibilio. Nel secondo pezzo c'è la raffinatezza e la dolcezza spiazzante del soul che sovrasta il jazz, e mi ha ricordato molto le basi di Earl Sweathshirt del suo bellissimo "Doris" del 2013.
E proprio l'influenza di Earl Sweathshirt (giovanissimo rapper di una bravura eccezionale con cui i BBNG hanno collaborato per alcun mixtapes) fa da base per i due pezzi finali. Qui il jazz quasi sparisce, l'elettronica si fa martellante, debordante. "Since You Asked Kindly" ha un tiro pazzesco, impossibile restare fermi. Una batteria che sembra suonata con sei mani anziché due, un synth insistente e veloce che trasforma il locale black newyorkese in un disco pub londinese. E poi c'è il vero diamante dell'album. Seppure ognuno dei nove pezzi dell'album siano bellissimi e coinvolgenti, l'ultimo ipnotico e quasi inquietante "CS60" rimane il migliore. Forse il brano più bello che i BBNG abbiano mai fatto. Elettronica, hip-hop e jazz si fondono, e appare anche un vago sentore di dark-ambient a ipnotizzarci ancor di più. Sette minuti di estasi, in cui i nostri tre musicisti tirano fuori tutto il meglio del loro repertorio. La brusca entrata dell'elettronica nella parte centrale mi fa pensare a Flying Lotus e Tim Hecker, poi il sound si trasforma ancora e diventa crudo hip-hop (e di nuovo appaiono i fantasmi di Sweatwhirt, Tyler The Creator, MF Doom e Madvillain come ispirazioni).
III dei BADBADNOTGOOD è stata per me una sorpresa inaspettata. Un disco ascoltato per caso che mi ha subito rapito. Mi ha colpito per la varietà di generi mescolati perfettamente, per la bravura con la quale questo trio canadese ha messo insieme nove pezzi potenti e oscuri e al contempo raffinati e complessi. Un album, questo "III" che seppur totalmente strumentale non perde mai la freschezza e la capacità di affascinare. Nove momenti spalmati su poco meno di un'ora in cui mai appare la noia o la puzza di già sentito. Un altro album da aggiungere tra le migliori uscite dell'anno.
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